Di Paolo Rapeanu
Scarabocchi, parole “in codice”, lettere buttate lì a casaccio, intere frasi, disegni: in un’ipotetica classifica delle “città sfregiate” dalle scritte con bombolette spray Cagliari non sfigurerebbe. Anzi. Dal centro alla periferia, è tutto un “trionfo” di muri e serrande sporcate, in alcuni casi anche irrimediabilmente, con le cosiddette “tag”. Firme d’artista – artista? – impresse con il colore: sono chilometri e chilometri, per un totale, incalcolabile, di inciviltà. E, se nei monumenti e nei luoghi pubblici principali il Comune è già corso ai ripari installando videocamere di sorveglianza, è impossibile piazzare occhi elettronici ovunque. E gli sfregi sono serviti.
C’è la “famosa” via San Saturnino a Villanova, le gallerie Ormus a San Benedetto, a pochi metri di distanza pure i muri della chiesa di San Paolo sono ricoperti da scritte e ghirigori dettati più dalla noia che dalla voglia di esprimere chissà quale forma artistica. Nel rione portuale della Marina si perde il conto dei muri “offesi” dalle bombolette, così come nelle viuzze di Sant’Avendrace. Addirittura Castello, nella piazzetta prima del belvedere, è ormai “meta fissa” dei vandali. Ancora: in via Petrarca, in via San Giacomo a Villanova, in piazza San Francesco, ai Giardini Pubblici e in via La Vega. Tra messaggi d’amore, insulti a “tizio” e “caio”, ma anche lunghe linee di colore senza nessun senso logico. Il costo previsto per ripulire tutta la città? Un mistero, ma per un motivo molto semplice: nessuno – istituzioni in primis – ha mai preso in mano la calcolatrice, perché si tratta di una sfida persa in partenza: senza controlli, i vandali tornerebbero presto a utilizzare come “tele” le facciate dei palazzi. E, in molti casi, dopo una ristrutturazione sono gli stessi condomini di un palazzo a quotarsi per far ripulire, alla ditta che svolge i lavori, i muri. E si incrociano le dita, sperando che incivili e bombolette spray restino lontani per sempre dalla “parete” ritornata, con fatica e grosse spese, immacolata.











