Doveva essere una tranquilla serata al mare, un momento di spensieratezza con i propri figli, si è invece trasformata in un episodio di tensione e amarezza. A raccontarlo è un padre oristanese che, nella spiaggia di Maimoni a Cabras, si è visto accusare pubblicamente, e a suo dire senza motivo, da un altro bagnante. “Come tanti oristanesi e non, racconta l’uomo, decido di trascorrere una serata al mare in compagnia dei miei figli di 12 e 6 anni e un amico di mio figlio (13 anni). Arriviamo in spiaggia e iniziamo a trascorrere la prima ora di permanenza con tanta spensieratezza, tra tuffi e giochi con la sabbia. Eravamo tutti e quattro in acqua, quando ad un certo punto mio figlio di 6 anni decide di uscire e raggiungere l’ombrellone posizionato di fronte a noi, più indietro rispetto al bagnasciuga”. È proprio a quel punto che, secondo quanto riferisce, si sarebbe avvicinato un uomo, “sulla sessantina, dal marcato accento del Nord Italia”, con un tono inizialmente cortese. “Mi saluta con un ‘Buonasera’, a cui rispondo con la stessa educazione. Poi cambia tono e, indicandomi dei sassolini neri sull’asciugamano di mio figlio, mi dice: ‘Ma lei lo sa che i sassi non possono essere prelevati dalla spiaggia? È indicato anche dai cartelli”. Il padre si dice inizialmente confuso: “Molto probabilmente mio figlio aveva semplicemente riposto quattro sassi sopra l’asciugamano per poi rilanciarli in acqua o lasciarli lì, come ha sempre fatto”. Ma l’uomo, a suo dire, avrebbe insistito con toni sempre più accesi: “Lanciandomi uno sguardo aggressivo, mi ha detto: ‘Ci siamo capiti benissimo’. Gli ho risposto: ‘No, non ho capito proprio niente! Lei ci sta accusando ingiustamente?’”. Il confronto, da lì, degenera. “Inizia una pseudolezione di educazione ambientale, arrogante e fuori luogo, insinuando che io fossi maleducato e ignorante, solo perché sardo, accusandomi davanti ai miei figli di voler depredare una spiaggia per cui darei la vita. Una cosa che non potrei mai fare”. Il racconto prosegue: “Ho mantenuto la calma il più possibile, ma alla fine ho alzato un po’ la voce e l’ho invitato ad allontanarsi. Visto che non si fermava, ho chiamato il 113 e solo allora ha deciso di andarsene”. L’uomo, ancora scosso, conclude con amarezza: “Sono deluso, incredulo e arrabbiato. Accusato ingiustamente di fronte ai miei figli per un gesto del tutto innocente. Non riesco a spiegarmi come si possa arrivare a tanta maleducazione e presunzione gratuita, in una spiaggia che considero casa mia”. Un episodio che accende i riflettori su un tema delicato: la tutela dell’ambiente sì, ma senza scivolare in accuse infondate e atteggiamenti aggressivi, soprattutto quando in gioco ci sono bambini e famiglie.












