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Artigianato sardo ancora con il “fiato corto” ma le imprese “resistono”

di Redazione Cagliari Online
30 Aprile 2021
in sardegna

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Artigianato, emorragia di imprese in Sardegna: chiuse 700 aziende in un anno

Dopo oltre 15 anni segnati da una incessante sequenza di chiusure e saldi negativi, il primo trimestre di quest’anno segna una leggera tendenza inversa, con una crescita delle realtà artigiane (+28), equivalenti a +0,08%, sullo stesso periodo dello scorso anno. Del piccolo e flebile risveglio del settore, lo certificano i dati rielaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha confrontato i dati Movimprese-UnionCamere del settore artigiano del trimestre gennaio-febbraio-marzo 2021 con quelli del 2020.

In questo primo scorcio dell’anno, il comparto ha registrato 666 nuove aperture contro 638 chiusure, facendo segnare, come anticipato, un insperato saldo positivo di 28 realtà, portando le imprese a un totale di 34.253. Nel 2020, quando la pandemia era all’inizio, venivano registrate 543 nuove attività e ben 902 cessazioni, per un bilancio negativo di -359. La differenza tra il primo trimestre dell’anno chiuso e quello appena iniziato, per questo, porta il bilancio a + 393 realtà. Su questi dati, soprattutto quelli del crollo delle chiusure, è facile ipotizzare l’esistenza di una “platea nascosta” di realtà che in altre circostanze avrebbero già comunicato di aver chiuso i battenti.

Dati in chiaroscuro, arrivano, invece dalle province; in quella di
Cagliari, con 13.275 microimprese artigiane attive, hanno aperto in
198 e chiuso in 223, con un saldo attivo di -25. A Nuoro si è
registrata una crescita di 5 imprese, dovuta a 123 nuove iscrizioni e
118 cancellazioni che hanno portato il totale a 6.479 aziende.
Decrescita, nella provincia di Oristano: su un totale di 2.430
attività, si sono registrate 37 iscrizioni e 59 cancellazioni, con un
relativo saldo negativo di -22. Ottima performance del Nord Sardegna
(Sassari-Gallura) con 12.069 imprese artigiane attive, frutto di 308
nuove attività e 238 cancellazioni, che danno un saldo di +70.

I dati generali, su scala nazionale, al contrario non sono
confortanti: dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia, sempre nel
primo trimestre, il volume di iscrizioni di nuove imprese è di 26.451
contro le 29.354 cessazioni, e un saldo negativo di 2.939. A pesare
sulle cancellazioni, e sui rallentamenti, sono le incertezze dello
scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e
prospettive di rilancio legate al Piano nazionale di ripresa e
resilienza.

“Parlando di resilienza, questo è un segno di resilienza
imprenditoriale sarda – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra,
Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – ma
nessuno deve cantare vittoria o cullarsi sugli allori. Certamente,
possiamo affermare come i piccoli imprenditori credano nella
ripartenza, stiano sfruttando tutte le attuali opportunità e si stiano
preparando per quelle che arriveranno a breve. Segno che stanno
interpretando le nuove esigenze del mercato”.

I dati che arrivano dalle Camere di Commercio raccontano come il
leggero aumento delle imprese artigiane sia dovuto da una, mai
registrata, combinazione di fattori.

Il primo è dovuto alla ripresa dell’edilizia; questa, trainata dal
superbonus e da tutti gli altri incentivi per il “sistema casa”, ha
consentito l’emersione di “entità” che prima galleggiavano nel
sommerso. Inoltre, per tutte le tipologie d’impresa, sono attive
Leggi, come la 949, che incentivano fortemente le realtà artigiane con
un fondo perduto al 40%. Infine, tra la conclusione del 2020 e
l’inizio del 2021, vi è stata anche l’entrata a regime dei vari
decreti “Sostegni” e “Ristori” e del credito garantito dallo Stato,
elementi che rendono conveniente continuare a stare sul mercato.

“Certo, abbiamo anche registrato anche la nascita di nuove imprese
strutturate – continuano Matzutzi e Serra – ma c’è una interessante
crescita di imprese di servizi per la casa, il cui titolare, nella
maggior parte dei casi, è anche l’unico dipendente. Quindi, se è
cresciuto in maniera sostenuta il numero delle imprese aperte, il
numero degli addetti è rimasto, pressoché, invariato”.

Un secondo fattore, da tenere sott’occhio e analizzare nei mesi a
venire, è dato dallo “spacchettamento” di imprese che prima avevano
dei dipendenti fissi e che ora sono state trasformate in imprese
unipersonali, incentivate anche dall’utilizzo del nuovo regime
forfettario dei minimi (65mila euro), molto più conveniente per quelle
realtà che hanno un basso giro d’affari.

“Al di la di tutto questo, augurandoci vivamente che i prossimi mesi
possano confermare questi elementi di positività che oggi riscontriamo
nelle rilevazioni trimestrali – proseguono Presidente e Segretario –
la tenuta dei flussi delle iscrizioni e, soprattutto, la forte
contrazione delle cancellazioni delle imprese, suggerisce una cautela
nella reale quantificazione degli stessi. Nonostante questo,
manteniamo alto l’impegno, quindi dobbiamo continuare a contribuire,
con ogni mezzo, a sostenere le imprese che il Covid tiene ancora
“sotto attacco””.

Matzutzi e Serra ricordano anche come i numeri continuino a dimostrare
come le piccole e micro imprese, soprattutto quelle artigiane, grazie
alla loro flessibilità, rappresentando il vero motore trainante
dell’Italia e della Sardegna. Queste, pur riuscendo a combattere e
sopravvivere, hanno necessità di tutele e incentivi, che rappresentano
la loro “benzina”, per crescere e rimanere sul mercato.

“La sfida che dovremo affrontare nei prossimi mesi e anni – concludono
Presidente e Segretario – sarà quella di consentire sia alle imprese
che aprono, sia a quelle che resistono, di poter stare sul mercato,
creare reddito e di poter competere con il resto del mondo. Gli
incentivi per le imprese e i processi di internazionalizzazione, per i
quali la nostra Associazione ha lavorato con la Regione, rappresentano
punti fermi dai quali continuare a lavorare e sui quali bisogna
puntare con sempre maggior forza”.

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