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Nell’assemblea plenaria del 9 gennaio, la Rete delle Professioni Tecniche sarda, in rappresentanza di circa quindicimila tecnici, valuterà quali provvedimenti adottare. La presidente RPT Sini: “La politica non ci ha voluto ascoltare”
Non sono serviti i tavoli tecnici di confronto, le lettere e neppure le uscite pubbliche. Ieri la Giunta regionale ha approvato la delibera n 63/1 per la “Costituzione della società prevista dall’art. 7 della legge regionale 13.03.2018, n. 8 per lo studio, la progettazione, realizzazione e gestione di opere pubbliche di competenza e/o di interesse regionale”.
“Il disappunto è grande per tutti gli ordini e i collegi che rappresento – dice la presidente della Rete delle Professioni Tecniche della Sardegna Patrizia Sini –. In questi mesi abbiamo sottoposto all’amministrazione regionale le nostre considerazioni sulla società di progettazione pubblica, suggerendo finalità differenti ed efficaci per un tale organo. Invece, ora ci troviamo di fronte ad una previsione che non ha recepito nessuna nostra proposta. In questo momento di grande crisi per tutti i liberi professionisti, questa scelta ha gli unici risultati di diminuire le opportunità di lavoro e di andare a discapito della qualità delle opere pubbliche”.
La Rete, che rappresenta circa quindicimila professionisti tra Ingegneri, Architetti Paesaggisti e Pianificatori, Agronomi e Forestali, Geometri, Chimici, Periti Industriali eAgrari, sottolinea che se a livello globale, per garantire una maggiore qualità dell’opera, ci si muove sempre più verso una progettazione integrata fatta in concerto da una serie di professionalità differenti e complementari, con la delibera di ieri la Regione Sardegna ha deciso di puntare la prua in direzione opposta. La nascente società di progettazione, con pochi tecnici in organico, dovrebbe occuparsi di opere complesse e di varia natura, accentrando in sé proprio quelle fasi progettuali che dovrebbero essere frutto di procedure concorsuali, che mettano in concorrenza i migliori professionisti: e che dovrebbero essere supervisionate dall’Amministrazione, che ha già al suo interno ottime professionalità a tale scopo formate e specializzate. Secondo quanto si apprende, infatti, la società di progettazione regionale inizierebbe la propria attività con otto tecnici in organico e con il compito di gestire opere per un valore complessivo di svariate decine di milioni di euro. Appare evidente che un organico così esiguo non possa contemperare le professionalità necessarie per gestire opere di tale entità, per le quali la stessa società potrebbe svolgere, tra l’altro, il ruolo di controllore (R.U.P.) e controllato (progettista e D.L.). È irragionevole pretendere che questi tecnici possano vestire i panni, a seconda dell’occasione di ingegnere portuale, trasportista, idraulico, strutturista, edile, geotecnico, elettrico, informatico, dell’architetto, del pianificatore, dell’esperto in restauro; ancora, dell’agronomo, del geologo, dell’archeologo, del naturalista, del biologo e di qualsiasi altra figura necessaria per il completamento del progetto. Uno strappo profondo che travolge i risultati faticosamente raggiunti in anni di collaborazione tra i tecnici e l’amministrazione. Dopo gli ultimi febbrili incontri delle settimane scorse, dicono i tecnici, quello che ci si aspettava era una maggiore attenzione per le istanze rappresentate. Proposte e suggerimenti completamente ignorati da una politica forse maggiormente concentrata sulla prossima competizione elettorale piuttosto che sulla progettazione di una struttura pubblica capace di rispondere realmente alle esigenze di cittadini e professionisti.
La Rete delle Professioni Tecniche si riunirà il prossimo 9 gennaio per un’assemblea plenaria. “Valuteremo tutti assieme in quella sede quali provvedimenti attuare – conclude la presidente Sini –. Collaborare con le istituzioni e con gli uffici amministrativi nell’interesse non solo della categoria di appartenenza ma della collettività è la ragione per cui i professionisti hanno creato questa Rete. È indubbio che se le nostre istanze vengono ignorate in questo modo, il nostro impegno quotidiano nei tavoli tecnici e di confronto perde di significato e potrebbe venire meno”. |