Il presidente di Confcommercio Cagliari, Alberto Bertolotti, sulla crisi economica del settore commercio e l’apertura di altri nuovi grandi centri commerciali nell’hinterland.
Bertolotti, oggi i vostri colleghi di Confesercenti hanno diffuso dati a dir poco allarmanti sulle chiusure nel settore commercio nei primi mesi del 2016. Cosa pensa di questa situazione?
Sono dati che condividiamo e denunciano chiaramente la situazione di questo Paese, a fronte di una millantata ripresa economica. La media e piccola impresa è sottoposta a una pressione fiscale che non potrà mai rendere strutturale questa fantomatica ripresa: parliamo del 74,2% di prelievo da parte della mano pubblica all’impresa. Ciò vuol dire che all’imprenditore rimane in tasca poco più del 25% dell’utile. Questo porta a non aprire le serrande e chiuderle definitivamente. Non è più conveniente: una ripresa dichiarata nel 2015 di un punto commerciale nella produttività del sistema paese, corrisponde a circa otto punti di maggiorazione nel prelievo fiscale. Assurdo. Anziché tutelare un imprenditore, che crea lavoro da sé, si inventa, che rischia, e rinuncia a reperire lavoro nel pubblico e nel privato. Anzi, se lo auto crea con grande coraggio, volontà, e idee cercando di portare a casa un risultato e produrre occupazione. Di questo impegno rimane un pugno di mosche.
Quali soluzioni proponete? Cosa deve fare un imprenditore per sopravvivere?
Purtroppo sono decisioni precise al di sopra della capacità dei popoli e del sistema economico. Parliamo di sfere decisionali al di là di ogni possibilità di interlocuzione. Parlo di un’Europa matrigna. Prima dell’unione monetaria bisognava creare un’Europa di carattere politico, cosa che al momento non esiste. Abbiamo una moneta che non ha lo stesso valore da Stato a Stato, e in Italia il peso della politica monetaria europea è diventato insostenibile. Noi come Confcommercio e i nostri cugini di Confersercenti stiamo cercando in tutti i modi, di tenere viva la voglia imprenditoriale animando il tessuto economico del territorio con diverse proposte. Fra le varie, il tour dello shopping in favore dei commercianti che, devo dire, sta avendo successo. Ma è una lotta tra il topolino e la montagna. Confido nella forza d’animo che caratterizza gli imprenditori, di chi in una una situazione così avversa continua ad avere fiducia e ogni giorno zappa il suo terreno. Anche io lo faccio, non solo il mio orticello, anche quello degli altri.
Cosa pensa dell’apertura di nuovi centri commerciali? Si parla di altri 70 mila metri quadri nell’area vasta. Oltre 15 mila di aree per lo shopping previsti nel progetto del nuovo stadio del Cagliari.
L’incidenza delle nuove aperture dei centri commerciali in Sardegna (soprattutto nel sud )è fra le più elevate in Europa (per numero di abitante). E’ la dimostrazione di quanto ho detto in precedenza: queste nuove aperture fanno capo a società con sedi all’estero che non sono sottoposte alla stessa pressione fiscale, che non pagano le imposte locali. Per i grandi centri commerciali è troppo facile ammazzare la concorrenza di piccole imprese che pagano invece il dazio in Italia. E’ ovvio che si tratta di una concorrenza sleale che dipende da un’Europa creata sbandierando principi libertari rivelatisi invece liberticidi, questa è la verità.
E’ possibile che non si possa arginare l’apertura dei giganti del commercio e tutelare la piccola e media impresa? Cosa si può fare a livello locale?
Qualche intervento le amministrazioni comunali possono farlo, a livello di strumenti urbanistici. Confido nella nascita della città metropolitana. Si dovranno necessariamente demandare a questa, le aperture dislocate dei grandi centri commerciali. Poi qualcosa si può fare in materia di provvedimenti a carattere fiscale cercando di incentivare le piccole imprese, per esempio abbattendo le tasse ( esempio, Tari e Tarsu). Questa sarebbe una scelta rivoluzionaria: agevolare il piccolo commercio annullando le tasse. Inoltre, nel tutelare le piccole attività all’interno del paese, il comune ci guadagna in termini di sicurezza, perché si sa, i negozi sono i famosi occhi sulla strada, quindi in termini di sicurezza sociale si riesce ad argina episodi di piccola criminalità. Si deve puntare su un centro animato anziché spopolato.











