Ambulante morto in ospedale: nuova sentenza, ma nessuno colpevole

Tutti assolti i sette medici a processo per omicidio colposo e sequestro di persona, coinvolti nel caso di Giuseppe Casu.

Nessun caso di malasanità. Ne sono certi i giudici che oggi hanno assolto sette medici a processo per omicidio colposo e sequestro di persona.

Il caso è quello della morte di Giuseppe Casu, l’ambulante di Quartu (Cagliari) deceduto nel 2006 nel reparto di Psichiatria del Santissima Trinità del capoluogo, dopo una settimana di ricovero in cui venne sedato e legato. La sentenza, le cui motivazioni vengono elencate in 44 lunghe pagine, è destinata inevitabilmente a far discutere, perché in contraddizione con quelle in cui erano stati assolti in primo grado e in appello – ma da un collegio diverso – l’ex primario Giampaolo Turri e la psichiatra Maria Rosaria Cantone che ebbero in cura l’ambulante.

La corte d’appello di Cagliari – composta dai magistrati Fiorella Pilato, Giovanna Osana e Maria Secchi – non ha però dubbi: in ospedale l’uomo aveva ricevuto tutte le cure possibili. “Casu era affetto da gravi patologie psichiche e fu correttamente curato”, in base a quanto si legge. D’altro canto, però, il percorso dell’inchiesta è stato clamoroso e pieno di colpi di scena. Una vicenda giudiziaria che aveva da sempre attirato l’attenzione di tutti. come era morto l’ambulante? Di chi era la colpa? Oggi si sa, di nessuno.

Eppure la procura aveva aperto tre inchieste. I primi a finire sotto accusa furono proprio Turri e Cantone, difesi dagli avvocati Guido Manca Bitti, Luigi Porcella e Massimo Ledda, ma – mentre si indagava sulle circostanze che portarono al decesso del paziente – venne aperta una seconda indagine perché nel gennaio 2007 il primario di Anatomia Patologica del Santissima Trinità, Antonio Maccioni, avrebbe fatto sparire i reperti dell’ambulante per poi sostituirli con quelli di un altro paziente.