In Sardegna il 27,7% dei giovani fra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora, non è inserito in alcun percorso di formazione. Li chiamano neet, ragazzi che galleggiano nelle nebbie del nulla, in attesa di chissà cosa, facile preda delle mani lunghe della malavita, pronta a reclutare chi pensa di dover fare del crimine di necessità virtù. Quelli dei neet non sono gli unici numeri da brivido del panorama giovanile in un’isola che cala a picco: in Sardegna la dispersione scolastica si attesta intorno al 23%, mentre in Italia è al 14,5%.
In Sardegna il 22% dei minori vive in condizioni di povertà relativa. La Sardegna ha un elevato tasso di disoccupazione giovanile, intorno al 50%; La Sardegna registra un incremento di nascite inferiore rispetto alla media italiana e detiene le province più anziane d’Italia. I dati sono stati snocciolati in un’interrogazione del Pd, primo firmatario Roberto Deriu, approdata in consiglio regionale con la nuova formula del question time di parlamentare memoria: si chiede, si espone, si parla, si incassa una risposta immediata.
E poi? E poi tutto come prima. Magari arriverà un disegno di legge, che quello non si nega a nessuno: ma le parole non bastano, in una situazione che definire drammatica è persino un eufemismo. E chissà per quanto tempo preferiremo esaltarci perché i turisti scelgono la Sardegna e i numeri sono da urlo, peccato che poi la vita vera è un’altra cosa e non si esaurisca certo in tre settimane di spiagge e locali straripanti. Eppure sono numeri da brivido, che restituiscono l’immagine di un’isola assolutamente non attrezzata ad affrontare il futuro, figuriamoci a crearlo.












