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C’era una volta Alessandra Todde. Prima governatrice grillina di una Regione in Italia, la Sardegna. In sette mesi i sardi non ricordano una sola vera e efficace novità, è il nulla politico: dopo avere distribuito milioni di euro in consulenze agli amici legati ai partiti, la presidente ora è al bivio. Accetterà di approvare la legge Pratobello, sottomettendosi alla campagna dell’editore Sergio Zuncheddu e sconfessando il governo Draghi e le sue passate consulenze? Il 3 ottobre arriveranno migliaia di persone a Cagliari, la Todde o annulla l’eolico o diventa la più impopolare nella storia della Sardegna. E’ vero, verissimo che Rombo di Tuono non ha fatto ancora un gol: la sanità sarda è allo sfascio e l’assessore Bartolazzi, che si definiva il nuovo Gigi Riva, vede addirittura impantanato nelle commissioni il commissariamento delle Asl. Ma intanto, fermateci a una immagine. Alessandra Todde. Dal punto di vista del contatto con le gente, dov’è? Totalmente distante. Era solo campagna elettorale quando, ad esempio, si presentava di buon mattino a Pula abbracciata dall’ex sindaca Carla Medau, delfina di Eliseo Secci del Pd (non esattamente un grillino) rinnegata dalla sua coalizione e non ricandidata neanche in un consiglio comunale. Ma poi clamorosamente riciclata col ruolo di capo gabinetto all’assessorato del Turismo, oltre centomila euro all’anno, senza essere stata eletta da alcun sardo. Per campagne turistiche che non si vedono efficacemente e fanno rimpiangere l’ex Gianni Chessa. E’ solo un esempio, le consulenze agli amici del M5S e del Pd sono tutte pubbliche.
Però il fascino dell’Unione Sarda, che continua ogni mese a perdere nelle classifiche di vendite in media il sei per cento, conta. Sergio Zuncheddu, editore ma anche grande immobiliarista, che era meno ambientalista quando voleva costruire un resort a Porto Giunco poi bocciato, con una campagna molto aggressiva di ogni suo giornalista, ha di fatto messo all’angolo la governatrice. Alessandra Todde, sempre più spaurita, sempre meno difesa da Pd e Progressisti, vola giù nel gradimento popolare.
Dunque, i super staff della Regione sono stati resi possibili grazie a un provvedimento varato dallo scorso presidente leghista Christian Solinas nel maggio del 2021: costo da 3,5 milioni l’anno, una settantina di posti in più per i propri collaboratori e quelli della giunta. In quella norma che all’epoca fece stracciare le vesti ai 5 stelle, “c’è qualcosa di buono, ad esempio la nomina del segretario regionale e dell’ufficio legislativo, ma anche tanto di ridondante, inutile, da tagliare”, fu il commento della presidente Todde appena eletta. Che nominò subito segretario generale della Regione Saverio Lo Russo, già dirigente della presidenza del Consiglio, stipendio da 243.442,58 euro l’anno: più del presidente Mattarella.
Un milione all’anno per trombati alle urne e ex portaborse che hanno fatto bingo con le nomine a consulenti della presidenza della Regione nell’era 5 Stelle in Sardegna. Intanto, va detto che la definizione di poltronificio è stata coniata proprio dai 5 stelle, quando nella scorsa legislatura erano all’opposizione in consiglio regionale. Una legge (giustamente) attaccata in modo sistematico e pesante dall’allora consigliera Desirè Manca che oggi, da assessore del Lavoro, tace su quelle nomine e su quella legge, rimasta intatta dopo averne chiesto l’abolizione. Che le cose vadano così è da sempre: trombati alle urne, portaborse e portaqualcosa vengono in qualche modo ricompensati per fedeltà alla causa, pure se quella fedeltà è last minute. Dunque, i super staff della Regione sono stati resi possibili grazie a un provvedimento varato dallo scorso presidente leghista Christian Solinas nel maggio del 2021: costo da 3,5 milioni l’anno, una settantina di posti in più per i propri collaboratori e quelli della giunta. In quella norma che all’epoca fece stracciare le vesti ai 5 stelle, “c’è qualcosa di buono, ad esempio la nomina del segretario regionale e dell’ufficio legislativo, ma anche tanto di ridondante, inutile, da tagliare”, fu il commento della presidente Todde appena eletta. Che nominò subito segretario generale della Regione Saverio Lo Russo, già dirigente della presidenza del Consiglio, stipendio da 243.442,58 euro l’anno: più del presidente Mattarella.
Incassa 153mila euro all’anno Luca Caschili, il capo di gabinetto vicinissimo a Todde, candidato sconfitto con il M5S alle elezioni suppletive di Cagliari nel 2019 per la Camera per sostituire il velista Andrea Mura. Il ruolo di segretaria particolare di Todde va ad Annalisa Canova, attivista dei 5 Stelle, ex portaborse a Camera e Senato, candidata sconfitta alle regionali.
I super consulenti esperti dovevano essere sei ma sono diventati otto. E sono tutti uomini. Esperti di cui a circa quattro mesi dalla nomina, si attendono i primi risultati, al momento non pervenuti. A cominciare da quelli ottenuti da Stefano Esu, componente del consiglio nazionale del Partito sardo d’azione, silurato da Solinas insieme al fratello ex portavoce Mauro, e riciclato da Todde: Esu è il consulente in materia di enti locali, e resta un mistero il perché della sua nomina vista la sua militanza sardista, e negli ultimi anni inevitabilmente leghista, di lungo corso. C’è poi il riciclatissimo Franciscu Sedda. Scontata, per lui, la consulenza: nonostante il doppio flop alle regionali e alle comunali, è stato lui a sardizzare le 5 stelle con il simbolo del suo movimento A Innantis, il cui utilizzo è stato peraltro contestato da Irs. Come noto, Sedda è consulente alla lingua sarda per 123mila euro all’anno: anche in questo caso si attendono risultati dal fronte. Ci sono poi Stefano Ferreli, esperto in legislazione, anche lui ex collaboratore parlamentare del senatore sardo pentastellato Ettore Licheri; Nicola Pirina, esperto in “strategie per l’innovazione, innovation management, innovation policy e sviluppo economico territoriale”; Andrea Balduzzi, esperto in materia di industria; Thomas Castangia, esperto in materia d’innovazione, ex segretario provinciale del Pd a Cagliari; Diego Corrias, consulente in materia di programmazione unitaria, esponente del M5S ad Assemini e che era già dipendente regionale. Discorso diverso per il consulente alla comunicazione Jacopo Gasparetti: era lui il portavoce di Todde al Mise, è lui che si è occupato della campagna elettorale della Todde, è lui che si occupa di tutta la comunicazione in attesa di trovare i soldi per gli addetti stampa in capo alla presidenza.
Perchè è chiara a tutti una cosa: sull’eolico la Todde appena insediata si è letteralmente arenata. Di fronte alla campagna mediatica dell’unico colosso dell’editoria sarda, ora si ritrova letteralmente a un bivio. Per un motivo ben preciso: la legge Pratobello. firmata da oltre 120mila sardi, ora deve affrontare un si o un no. Il 3 ottobre arrivano a Cagliari migliaia di sardi per chiedere alla governatrice di farla approvare al posto di quella legge sulle aree idonee, che, a detta di molti, fa quantomeno sorridere. La Sardegna deve essere in mano agli industriali del vento? E in cambio di cosa? Se come è prevedibile la Todde accetterà il passo indietro integrando la legge Pratobelllo, sarà comunque mettersi in ginocchio davanti a quello che sarà il vero vincitore, Sergio Zuncheddu. Quindi il grillismo che cede ai poteri forti, e non sarebbe peraltro una novità. Ma dovrà poi spiegare perchè siamo ancora al terzo mondo nella sanità e nei trasporti, settori molto più importanti nei quali non ha fatto alcun passo avanti. Si è criticato giustamente Solinas ma ora i sardi vedono davvero il nulla. Il dibattito inizia adesso. Come sempre, a parlare sarà la gente.