Alessandra Todde chiude la campagna elettorale del suo campo largo davanti a oltre mille persone alla Fiera tra appelli al voto e attacchi a Truzzu, e sin qui è normale, ma anche a Soru, magari un filo più blandi ma comunque chiari. Anche se, prima di salire sul palco, dice chiaramente che “non temo nessuno. Il 25 febbraio i sardi possono scegliere da una parte la continuità con chi ha distrutto la Sardegna, dalla sanità ai trasporti all’istruzione negata, con i nostri figli costretti a uscire fuori che non trovano un lavoro stabile. Di contro un cambiamento fatto con entusiasmo e passione, dopo 5 anni in cui tutte le forze politiche che si sono opposte a questa Giunta si sono riunite. Non abbiamo spaccato l’atomo, agli arrabbiati e ai delusi dico che un cambiamento ci può stare, e quale miglior cambiamento se non la prima donna presidente sarda”. Ma anche Soru ha fatto notare, ripetendolo ogni volta, che l’atomo del centrosinistra non è stato certo spaccato da lui e da chi ha scelto di seguirlo: “Soru si prenderà le sue responsabilità, lui è emerso negli ultimi mesi e ci sono invece forze politiche e che hanno fatto resistenza a questa giunta negli ultimi cinque anni e io credo che l’alternativa si costruisca con lavoro, con coerenza e con credibilità, non facendo prevalere l’ego prima della campagna elettorale”.
Sul palco, oltre a ricordare quelli che, per il suo gruppo, sarebbero i tanti disastri della destra al governo della Regione, la Todde si scaglia contro Giorgia Meloni: “Il suo è un governo fascista e Truzzu non ha avuto il coraggio di dirsi antifascista. Agli indecisi e agli arrabbiati ripeto di andare a votare per il cambiamento, per noi”. La Todde si è poi commossa, sul palco, abbracciando la madre e la nipote: “Per mia mamma, che mi ha dato la vita. Per mia nipote, sangue sardo. Il futuro ha radici antiche. È il momento del noi”.










