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Sono trascorse quasi due settimane da quell’ultimo abbraccio tra i tre giovani che la piena improvvisa del fiume ha travolto e inghiottito. Una immagine straziante che ha spezzato i cuori per la sorte dei ragazzi che non sono riusciti a mettersi in salvo dalla furia della natura. Urru, noto da tempo per creare con la sabbia delle sculture solo con le sue mani, ha voluto dedicare un ricordo anche a questi tre giovani, con la sensibilità e gentilezza che contraddistingue l’artista per passione, ammirato in tutta l’Isola. “È un’immagine straziante, il livello dell’acqua sale vertiginosamente, mentre loro, un giovane, la fidanzata e un’amica, si stringono sempre più forte, sperando che i soccorsi arrivino. Quel che è successo dopo quel video, che ha fatto anche il giro del web, è noto e rende il momento ancora più triste e tragico. L’abbraccio è uno dei gesti più primordiali e ancestrali” spiega Urru. “Il primo di tutti gli abbracci è quello che riceviamo nel ventre materno e quando veniamo al mondo, siamo perennemente alla ricerca di un ambiente che possa ricreare quella sensazione di comfort, di piacere, di protezione, di calma. Un abbraccio è una fusione totale, vera: torniamo a essere uno, come quando eravamo nel grembo. La sicurezza è la sensazione che andiamo cercando tutta la vita. Come successe ai piedi del Vesuvio, nella città di Ercolano e di Pompei, in quel lontano 79 d.C, dove la grande eruzione cancellò quelle due città: oggi, a coloro che ammirano i resti fossili di quella civiltà, è possibile scrutare ossa di braccia strette tra di loro. Anche in quel giorno, percependo ormai l’imminenza della morte, si decise di morire abbracciati. Anche qui come a Pompei, in punto di morte venne spontaneo abbracciarsi per esalare l’ultimo respiro, il testamento di una vita che si immaginava forse diversa. A noi lascia l’immagine triste e sfocata di questo disperato grido del cuore che non regge l’urto della potenza di questi smottamenti. Perché la catastrofe che finisce per arrivare non è mai quella a cui siamo preparati. Ci rimane solo la testimonianza che la piena del Natisone ha riservato a queste tre vite: il destino più crudele”.