L’identificazione della vittima e del reo è l’elemento su cui inevitabilmente si concentrano le indagini fin dalle prime fasi. E’ uno degli aspetti tecnici più concreti della criminologia e della criminalistica e anche uno dei più temibili: la storia è piena di condanne errate e pene inflitte ad innocenti sulla base di una errata identificazione da parte di un testimone oculare. Ma perché questo accade? Come è possibile sbagliare nel riconoscere una persona, spesso addirittura un aggressore che si è avuto modo di vedere da vicino? Quali sono i meccanismi della mente che entrano in gioco nel riconoscimento di un volto?
Fortunatamente oggi un approccio integrato alle scienze forensi ha permesso e permette ancora di correggere alcuni di questi errori giudiziari con l’applicazione di tecniche scientifiche all’avanguardia, come l’analisi del DNA o la ricerca delle impronte. Oggi si può ricavare DNA da una quantità davvero minima di materiale biologico, si possono rintracciare impronte digitali non visibili ad occhio nudo ed in condizioni prima impensabili e si possono riconoscere ed a volte evitare gli errori di una testimonianza oculare.
Di questo si parlerà a Cagliari nella due giorni di criminologia e criminalistica organizzata dalla Ophir Criminology dal titolo “Identification Tools – Le tecniche di Identificazione dalla testimonianza oculare al Dna”. E a parlare di DNA la Ophir ha chiamato il prof. Emiliano Giardina il genetista che ha identificato nei laboratori dell’Università Tor Vergata di Roma il DNA di Ignoto1, DNA del possibile reo in uno dei casi più tristemente noti degli ultimi anni, in cui la genetica sta giocando un ruolo fondamentale e controverso.
Ma nei processi non entra solo il DNA, ci vogliono altri elementi che devono essere raccolti e presentati in modo da poter essere utili all’identificazione di una sola persona, senza ragionevoli dubbi. DNA, impronte di morsi, riconoscimenti e segni particolari, sono tutti elementi che vengono raccolti dagli investigatori ma anche dalla difesa, vengono portati in dibattimento e sottoposti ad aspre battaglie fra periti. Anche di questa seconda parte della vita di una identificazione si parlerà al corso, in cui si affronteranno le caratteristiche giuridiche e processuali di una identificazione.
Come sempre il gruppo di criminologi e criminalisti guidati dal cagliaritano Simone Montaldo mette intorno allo stesso tavolo professionisti diversi, psicologi, genetisti, tecnici, avvocati e investigatori per parlare dello stesso argomento perché è solo così che si costruisce un linguaggio comune e privo delle storture di certo cattivo giornalismo un pò superficiale e che di volta in volta snocciola granitiche certezze (e sentenze mediatiche). Un corso aperto agli studenti di diverse discipline, psicologia, medicina, giurisprudenza oltre che ad avvocati e investigatori, uno spaccato di quello che è l’ampio mondo della criminologia, prima nelle indagini e poi durante il processo.
L’iniziativa è promossa dalla Ophir Criminology ed il Corso è in corso di riconoscimento per i Crediti Formativi per gli Avvocati. Si terrà il 27 e 28 novembre in via Roma 253 a Cagliari dalle 9 alle 18 di entrambi i giorni. Per informazioni e iscrizioni scrivere a: [email protected], telefonare al 3779872877, o utilizzare il contatto Facebook: Ophir Criminology. Sito web: www.ophir-criminology.it













