Sabotaggi, azioni armate, volantinaggio, intuizioni geniali, atti di estremo coraggio. Così, senza risparmiarsi, le donne di Genova hanno combattuto nella Resistenza, creando persino una Brigata tutta femminile che prese il nome di una di loro, “Alice Noli” che, come massimo tributo, nell’agosto del 1944 morì per permettere al cammino verso la Liberazione di proseguire.
“Senza di loro, senza queste donne, forse a Genova non sarebbe andata come tutti conosciamo”, ovvero con una resa da parte dei nazisti siglata il 25 aprile del 1945 a villa Migone dal comandante in capo delle truppe tedesche in Liguria, il generale Gunther Meinhold, e il CNL, e con una medaglia d’oro alla città per la Resistenza. A dirlo all’AGI è Massimo Bisca, presidente provinciale dell’Anpi di Genova che ha impiegato molti anni a ricostruire il contributo delle donne negli anni della Seconda Guerra Mondiale, attraverso documenti, testimonianze e reperti.
In Italia, secondo i dati raccolti dall’Anpi, le partigiane combattenti furono 35 mila, e 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della Donna; 4653 di loro furono arrestate e torturate, oltre 2750 vennero deportate in Germania, 2812 fucilate o impiccate, 1070 caddero in combattimento, 19 vennero, nel dopoguerra, decorate di Medaglia d’oro al valor militare. Continua a leggere su Agi.it











