Decimo: non chiudete la base aerea

1500 buste paga, oltre 40 milioni di stipendi e 800 lavoratori sardi a rischio con la chiusura della base di Decimo. L’intervista a Antosergio Belfiori, Delegato Nazionale del Cocer Interforze.


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Divenne una base aerea di grande importanza dal 1940 rendendosi protagonista della prima azione di guerra in assoluto contro la Francia. Oggi parliamo della base aerea di Decimo. Quella che ha sfornato generazioni di piloti Nato. E che di guerre, a partire dai  bombardamenti subiti nel 1943, ne ha viste tante. Da mesi però la sua battaglia è a senso unico: riguarda la paventata chiusura della medesima base. Perche? È in bilico uno storico accordo tra la Lutwaffe tedesca e appunto l’Aeronautica Militare Italiana. Entrambe partecipano da tempo immemore alla gestione, al 50%, dell’aeroporto militare e del Poligono di Capo Frasca. Però i tedeschi – per motivi che approfondiremo – non ci stanno più. E “senza un partner affidabile gestire l’aeroporto è divenuto insostenibile, costa troppo al Belpaese”.

RISCHI. Cessato l’accordo, sono a rischio migliaia di buste paga, oltre 40 milioni di stipendi e altri 800 lavoratori sardi stipendiati con contratti differenti. Ecco perché Decimo, oltre il filo spinato della base, sta combattendo la sua battaglia. C’è anche chi non si rassegna, chi prepara le valigie e chi ha avviato,  senza ancora giungere a una soluzionie esaustiva, vari “tentativi di accordo”. E poi una volta chiusa “chi dice che la base non verrà occupata da senzatetto” o diverrà terra di nessuno, come accaduto in molte altre parti della Sardegna? Ipotesi realistica senzad progetti tangibili, ad esempio di riconversione.

L’INTERVISTA. Ci vorrebbe “un impegno tangibile, una soluzione concreta”. Se lo augura Antonsergio Belfiori che lavora a Decimo dal 2007 ed è il Delegato Nazionale del Cocer Interforze (organismo  che rappresenta tutti i militari). Belfiori è tra coloro che vedono il bicchiere mezzo pieno; non ci sta ad attendere in silenzio la chiusura  definitiva di “una base che è parte integrante della storia di Sardegna: con il sistema dei poligoni di Capo Frasca e Salto di Quirra è un reparto irrinunciabile per la sicurezza nazionale. Mica poco”.

Ricapitoliamo dando qualche numero.  Quanto è estesa la base e in quali Comuni ricadono i suoi confini?

È estesa 51 ettari, dunque 5 Kmq e ricade sui Comuni di Villasor, Decimomannu e San Sperate. Dato che la Sardegna è al centro del Mediterraneo e fa parte integrante dell’Italia, Decimo, con la sua base aerea è una delle poche capaci di garantisce determinati standard di sicurezza e praticità operativa.

Pochi sanno a cosa serve, cosa accade al suo interno?

In questo aeroporto vengono rischierati i reparti di volo italiani per poi espletare a Capo Frasca i training. Insomma operazioni utili per mantenere lo standard operativo attivo, come indicato dalla Comunità internazionale e dalle organizzazioni di cui l’Italia fa parte. Ma svolgiamo anche altri compiti, gestiamo il radar per far volare e atterrare a Elmas gli aerei civili. Poi il servizio di elisoccorso.

Le servitù militari, secondo molti hanno preservato ampie fette di territorio sardo, preservandolo. Per altri lo inquinerebbero. Chissà, la base di Decimo non è ben vista…

Irreale. Non è così. Lo provavo tante analisi serie. E poi affermare che il 65% delle servitù militari sono nella nostra regione è fuorviante. Si gioca al massacro così contro i militari. Non è neanche corretto dire che il 65% della presenza militare italiana si trova in Sardegna perché è ovvio che non è così. Pensate alla Puglia e al Friuli e vi renderete  conto che questa percentuale non trova riscontro oggettivo. A parer mio sono slogan  usati dalla politica e dai gruppetti antimilitaristi per far presa mediatica, tutto qui.

A Capo Frasca è vero che verrebbero bombardati continuamente dei bersagli, anche siti archeologici?

Quando mai. Sapete cosa avviene? Che  in modo controllato gli arei testano la balistica dei missili, tutto qui. Ma stiamo attenti: non usano mica esplosivo. Sono aerei che lanciano al suolo delle ogive, tra razzi e missili assolutamente inerti, insomma senza esplosivo reale, riempiti con una lega di ferro e cemento.

Perché si spara cemento anziché esplosivo?

Perché il missile deve avere lo stesso peso di quello reale. Poi, i missili lanciati a terra vengono opportunamente raccolti da una ditta civile esterna.

Quel ferro che fine fa?

Viene venduto. Non si può nemmeno parlare di bonifica perché non si tratta di inquinamento. Ma di semplice pulizia dopo le attività addestrative. A Capo Frasca non si fanno esercitazioni di tiro reale. Il poligono non è classificato per quel tipo di attività. Andate su Google maps e fate un focus su Capo Frasca. Vi renderete conto che se si sparassero colpi con fuoco reale, ci sarebbero crateri enormi quanto quelli della luna.

Una base come Decimo quanto costa in termini di manutenzione e servizi?

Sessanta milioni di euro all’anno che però sono sempre stati divisi al 50% con la Germania. Dal 1 gennaio 2017, però, la Germania non ci sarà più. Quindi si porrà per l’Italia e per l’Aeronautica, un serio problema di gestione.

Addio a migliaia di buste paga.

Sono ben 1500 buste paga a rischio, oltre 40 milioni di stipendi, 80 ditte civili esterne per un totale di ulteriori 800 lavoratori sardi.

Grande volume d’affari?

Sei milioni di euro e infine investimenti con contratti centralizzati per oltre 15 milioni di euro all’anno. L’indotto è enorme e le ricadute sul territorio Sardo sono considerevoli. E’ una realtà economica solida, sicura e altamente remunerativa perché a Decimo, tra militari e civili, lavorano circa 1500 persone.

La soluzione?

Se non si trova un partner che sostituisca i Tedeschi o comunque una funzione attiva dell’aeroporto, il rischio chiuderemo i battenti è altissimo. Ormai l’ex aeroporto militare di Elmas è un triste esempio di come in dieci anni è stato dirottato in Sicilia tutto il gruppo di volo dell’aereo antisommergibile Atlantic e dopo, l’aeroporto, ha chiuso lo scorso 15 dicembre trasferendo tutto il personale militare e civile.

Molti militari da Elmas sono finiti a Decimo?

Quasi tutti i militari hanno trovato impiego prevalentemente qui, a Decimo, e se domani l’aeroporto dovesse chiudere, non ci sarebbero in Sardegna altri aeroporti militari “paracadute” per il personale.

Da dove arriva il carburante per gli aerei da guerra che partono da questo aeroporto?

Dalla SARAS con le autobotti. Prima si usava un oleodotto che, dal punto di vista militare, presentava il grande vantaggio di mantenere l’autonomia di carburante per gli aerei. In caso di guerra, la distribuzione di carburante era protetta in quanto i depositi POL venivano riempiti da navi-cisterne, erano sotterranei. Di conseguenza oggi aumenta l’inquinamento, così l’impatto ambientale causa i pesanti mezzi che fanno avanti e indietro per le strade.

Non sono del tutto infondate le proteste degli ambientalisti.

Non ho sentito molto le associazioni ambientaliste lamentarsi dell’aeroporto di Decimomannu. Le associazioni ambientaliste hanno il dovere di vigilare su tutte le questioni potenzialmente rischiose per l’ambiente.

Laddove esistono fatti reali, fanno bene a denunciare e a protestare. Ma non è questo il nostro caso specifico.

Cosa direbbe agli estremisti?

Direi di leggere, studiare e informarsi prima di parlare e protestare. Chiederei loro se conoscono bene la Sardegna. Da come orientano le loro proteste solo sui militari, accusandoli di deturpare il territorio, non conoscono affatto le realtà dell’isola a partire dalla grave situazione dell’inquinamento delle miniere nel Sulcis e nel Guspinese, per poi arrivare alla grave situazione dei siti gravati dall’industria petrolchimica. Avete letto le recenti analisi dell’Istituto superiore di Sanità su Sarroch?

Insomma, la Base di Decimo a parer suo non è un peso per la Sardegna?

Tutt’altro. È sede di addestramento dei piloti italiani e  porta vantaggi al Paese. Anzitutto in termini di sicurezza, di prontezza operativa. Non è corretto parlare di impatto economico solo per i paesi limitrofi: Villasor e Decimo ad esempio. Trovo più corretto, invece, un ragionamento più ampio e che guardi a tutta l’isola, come un “sistema Sardegna” a 360 gradi. Va salvata.

Chi potrebbe risolvere il problema?

Anzitutto esiste un problema culturale e di informazione. Una certa stampa porta avanti la sua campagna contraria al mondo militare omettendo altre informazioni importanti come le risultanze degli studi di ARPA, ISPRA, ASL, Istituto zooprofilattico e Istituto superiore di sanità fono alla recentissima certificazione europea ISO 14001 del Poligono del Salto di Quirra.

Dunque?

Bisognerebbe capire perché altre regioni italiane come la Puglia e la Sicilia fanno a gara per accaparrarsi progetti di sviluppo in ambito militare: i droni sono un fulgido esempio di come in Puglia, la Sinistra di Niky Vendola, abbia appoggiato il progetto dei droni a Grottaglie mentre invece in Sardegna, la stessa sinistra di Vendola diceva cose diametralmente opposte rispetto alle questioni militari”.

Insomma, le soluzioni esistono.

Andrebbero solo perseguite ed è questo il compito della politica. Trovare soluzioni. In questo momento mi pare che si stia pensando ad altro così altro non ci resta che  proseguire la nostra opera di informare. Lo dico da sardo, per difendere la dignità di tutti i colleghi con le stellette e anche di quella parte sana della Sardegna che rappresenta la maggioranza e ama la verità, la concretezza.


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