Viaggio all’inferno per due. Comincia così l’accorato post scritto oggi da una giornalista cagliaritana, che racconta l’incredibile odissea di suo padre in un pronto soccorso cagliaritano. “Ambulanza e alle 15 mio padre va al pronto soccorso. Ha 87 anni, uno scompenso cardiaco, fatica a respirare e non si regge (quando sta male). Seguo a ruota e attendo fuori. Alle 18 chiedo informazioni, cercando di informarmi su tempi ipotetici per non mancare alle 19.30 (19.30 eh!!!) ad un appuntamento di lavoro. L’infermiera mi risponde: “Se deve andare a lavorare sono problemi suoi”. Le mie spalle sono larghe. Riesco ad entrare intorno alle 20. Mio padre è parcheggiato, in attesa di fare una radiografia. Passa il tempo. Vediamo gente togliersi il camice e andare beatamente a casa. Il radiologo arriva, ma passa altro lentissimo tempo. Mio padre non cena. Arriva in reparto alle 22.45. Deve prendere medicine ma non hanno niente da mangiare per consentirgli di assumere il farmaco dopo il pasto. Vado via alle 23.30. Chiamate Emergency, un esorcista per l’infermiera, san Camillo protettore degli Infermi”.












