«Le vendite dell’Unione Sarda in città? Calate drasticamente, poi ci sono mille problemi della nostra categoria, pensate ai centri commerciali, dove i clienti sfogliano giornali e riviste e li lasciano sugli scaffali mentre le moglie fanno la spesa. E i Bar? Ci pensate che vendono anche loro i quotidiani? Pazzesco, ma dico ai miei colleghi edicolanti cerchiamo di non mollare, qualcosa cambierà, anche se da parte degli editori ci auspichiamo un aiuto enorme, non solo quando ci chiedono di pubblicizzare i loro prodotti».
E’ un fiume in piena, Giorgio Durzu, del Sindacato Nazionale Giornalai D’Italia, Cigil-Si.Na.Gi: dal suo storico chiosco-edicola di Via Roma, fronte porto, snocciola quelle che sono le problematiche di settore, dinnanzi anche ad un fisiologico e naturale calo dell’apprezzamento del “cartaceo” per via della nuova tecnologia, del web journalism e del fatto che la gente legge sempre meno la carta patinata e non. E nella “piramide con il discesometro”, figurano pure anche La Repubblica, La Nuova e il declino lento anche sugli altri quotidiani. A Cagliari, quasi a macchia di leopardo, esiste il fenomeno dell’ennesimo chiosco che chiude nel giro di poco tempo: «Non serve nemmeno dare le edicole in gestione – afferma Durzu – è controproducente, poi le spese, le tasse, il guadagno è davvero troppo poco. Poi la liberalizzazione i giornali possono essere venduti anche nei supermercati, dove spesso le persone li sfogliano indisturbate per poi rimetterli a posto. Per non parlare degli abbonamenti online, destinati ad essere venduti solo dagli editori. Insomma – dice Giorgio Durzu – se prima chiudevo tardi la sera oggi non mi conviene più, assolutamente».
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