A Roma rappresentanza per la cerimonia in memoria dei martiri sardi delle Fosse Ardeatine
Nuovo lustro per la lapide commemorativa che dal 1954 è affissa sulla facciata principale della casa natale di Salvatore (Rino) Canalis, in via Principe di Piemonte. L’Amministrazione Comunale la ha fatta restaurare poiché con il tempo gli agenti atmosferici ne avevano reso illeggibile la scritta.
«Abbiamo ritenuto opportuno compiere tale intervento in segno di rispetto per il nostro insigne concittadino, uomo di grande cultura che sacrificò la vita per difendere gli ideali a cui si era sempre ispirato e per la Libertà» dichiara il Sindaco Andrea Becca.
Canalis nacque il 14 novembre 1908 e fu trucidato il 24 marzo 1944 dai tedeschi nelle Fosse Ardeatine, cave abbandonate di pozzolana, a Roma. Laureato in Lettere Classiche e docente del Collegio Militare della città, si rifiutò di obbedire a certi ordini e quindi di aderire al Governo della Repubblica Sociale Italiana, non esitando ad affermare che all’accettazione di una simile imposizione avrebbe preferito la morte. Prima della fucilazione fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani, ma non fece alcun nome. Nessuna prova poté essere raccolta a suo carico.
Onorare la memoria delle trecentotrentacinque vittime del famigerato eccidio è un dovere. E qualche giorno fa, proprio presso il Sacrario delle Fosse Ardeatine in occasione del settantaduesimo anniversario della strage, si è tenuta una cerimonia per ricordare i nove martiri isolani (oltre a Canalis Pasquale Cocco di Sedilo, Gavino De Lunas di Padria, Candido Manca di Dolianova, Giuseppe Medas di Narbolia, Sisinnio Mocci di Villacidro, Agostino Napoleone di Carloforte, Antonio Ignazio Piras di Lotzorai, Gerardo Sergi di Portoscuso). A organizzare l’evento è stata l’Associazione Culturale, Ricreativa e Assistenziale dei Sardi Emigrati “Maria Lai” di Roma in collaborazione con il Ministero della Difesa. La sottoscritta ha rappresentato l’Amministrazione di questo Comune.
Tula non dimentica il “suo” Rino Canalis. Tula non dimentica coloro che hanno rinunciato a tutto per costruire una società migliore. Per poter guardare con lucidità al futuro, infatti, è necessario avere coscienza del passato» conclude il Primo Cittadino.












