Hanno avuto tante occasioni per essere curati e seguiti dai medici, in passato, ma da un po’ di tempo pregano di non peggiorare o di non ammalarsi, sennò sono guai in una Sardegna dove la sanità va sempre più a rotoli. Eccole, nuove storie di malati sardi disperati, arrivati anche da Sassari e Iglesias per protestare contro la Regione, al grido di “Solinas fai funzionare bene gli ospedali”. Marco Di Battista ha 67 anni e conosce bene il Brotzu, essendo un trapiantato di fegato da ormai dieci anni: “Sono costretto a cercare di fare tutte le sette visite annuali di controllo a Sassari, a Cagliari il personale è poco e noi trapiantati siamo anche cresciuti di numero. I tempi delle visite sono sempre troppo lunghi, è normale temere per la propria salute, sono in ansia”, racconta. “Tanti come me ringraziano la sanità e, soprattutto, i donatori che ci hanno permesso di avere una seconda vita, ma tra donazioni al palo e ospedali in sofferenza corriamo troppi rischi”.
Ha 80 anni tondi e le ha viaggiato da Iglesias a Cagliari Emma Atzori. C’è stata anche lei in piazza per la protesta di Cgil, Cisl e Uil: “Non posso fare visite rapide, non ci sono mai spazi negli ambulatori. Devo curarmi una spalla, ho già fatto un intervento ad un ginocchio, dovrei farmi operare anche all’altro ma non voglio, al momento, perché ho già sofferto tanto”, dice. “Una risonanza e una visita cardiologica mi sono state spostate, dal Cto di Iglesias, a fine anno, un bel regalo di Natale”. Chiara l’ironia: “Prima ottenere la mutua ho pagato sempre per le visite. Chiedo a Solinas una sanità migliore e visite più veloci. Dovrei pagare, sennò, ma vivo solo della pensione di reversibilità di mio marito, morto da tempo”.











