Tolleranza zero su Facebook: un commento “pesante” può costare caro

Secondo la Cassazione scrivere commenti offensivi (anche senza fare nomi) su un social network commette reato: va incontro ad una condanna per diffamazione 


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Ormai si sa viviamo in un mondo dove i pettegolezzi, le diffamazioni e gli insulti, sembrano dilagare molto di più che in passato. Forse proprio a causa dei social network che sotto un punto di vista hanno avuto il merito di far conoscere o far ritrovare persone lontanissime, mentre dall’altro sono diventati una grande vetrina attraverso la quale tutti possono accedere alla vita privata degli altri. E a volte, anzi molto spesso, si esagera con commenti pesanti, diffamatori e offensivi. Secondo la Cassazione (sentenza n. 37596 del 12 settembre 2014) «Facebook è un luogo aperto al pubblico e, per tale ragione, nal caso in cui su Facebook vengano pubblicati commenti poco educati e irrispettosi sulle bacheche o foto altrui, commette il reato di molestia o disturbo alle persone, in base all’art. 660 del codice penale, rischiando l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda fino ad euro 516”. E’ questo in poche parole il principio con il quale la Corte di Cassazione ha condannato di recente un uomo accusato di aver molestato una donna con ripetuti e continui apprezzamenti volgari e a sfondo sessuale, inoltrando poi anche messaggi sgraditi in chat e nascondendosi dietro un nickname anonimo. Ora bisogna fare molta attenzione ai commenti che si scrivono su Facebook nelle bacheche altrui, perché anche esprimere un parere negativo sull’abbigliamento di una ragazza, dicendole ad esempio: “Ma come ti vesti? Vai in giro vestita così?”, potrebbe costare una condanna molto cara, col reato di molestie di cui all’articolo 660 del codice penale. Anche chi parla male di una persona su Facebook, senza nominarla direttamente, ma indicando particolari che possano renderla identificabile, va incontro a una condanna per diffamazione. Tra l’altro, si commette il reato di ingiuria quando l’insulto viene fatto solo in presenza della persona offesa, come ad esempio durante una conversazione in chat. Mentre si ha l’accusa di diffamazione se l’offesa alla persona viene fatta davanti a più persone come ad esempio su una bacheca Facebook o in altri contesti pubblici.