Terza giornata domani per il festival Time in Jazz

in mattinata a Posada Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e l’attore Giuseppe Battiston presentano “Cecità”


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Terza giornata per Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, ma con tappe anche in altri centri del nord Sardegna, che  lunedì (8 agosto) ha aperto i battenti della sua ventinovesima edizione a bordo del traghetto della Sardinia Ferries e che prosegue fino al 16 agosto con un calendario fitto di eventi.

Domani, mercoledì 10 agosto, il programma si snoda attraverso una fitta serie di appuntamenti musicali, dal mattino a notte fonda, in piena sintonia con il tema degli Occhi, titolo e leitmotiv di questa edizione. 

La giornata si apre alle 11 sul mare di Posada, alla Torre di San Giovanni: sotto il titolo “Cecità”, si presenta infatti una produzione originale di Time in Jazz ispirata all’omonimo romanzo di José Saramago che narra la storia di una misteriosa epidemia che rende ciechi uomini e animali di un intero paese. A dare voce e atmosfere sonore al libro dello scrittore portoghese (premio Nobel per la letteratura nel 1998), un originale terzetto che vede accanto alla tromba e al flicorno di Paolo Fresu e al bandoneon di Daniele di Bonaventura l’attore friulano  Giuseppe Battiston, che ha iniziato il suo cammino artistico in teatro per approdare presto al cinema. Al debutto sul grande schermo in “Italia-Germania 4-3” (1990) di Andrea Barzini, segue la collaborazione con Sivio Soldini, fra cui spicca il film “Pane e tulipani”, che gli vale il primo David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 2000. Apparso sul grande schermo in film di Pier Giorgio Gay, Gianni Zanasi, Roberto Benigni, Peter Greenaway e Carlo Mazzacurati, tra gli altri, Giuseppe Battiston in teatro lavora diretto da registi come Roberto Andò, Giorgio Gallione e Mario Martone.

Nel pomeriggio, alle 18, Time in Jazz resta sulla costa nordorientale della Sardegna, per fare tappa  allo Stagno della Peschiera nei pressi di San Teodoro, con un altro progetto originale del festival: il titolo, “Due per centotré e cinque”, allude alla somma dei tasti (duecentosette in tutto) degli strumenti a mantice dei due protagonisti del concerto, qui per la prima volta insieme: ancora Daniele di Bonaventura con il suo bandoneon e Gianni Coscia, uno dei più grandi fisarmonicisti in attività. Classe 1931, l’ex avvocato alessandrino ha all’attivo esperienze e collaborazioni variegate: ha suonato con grandi musicisti italiani e d’oltre oceano, eseguito con orchestre la musica di Kurt Weill e Astor Piazzolla, partecipato alle registrazioni di dischi di De André (“Anime Salve”) e di Giorgio Conte, accompagnato cantanti come Gioconda Cilio, Maria Pia De Vito, Lucia Minetti, Milva. Da sempre dedito al jazz, ha improntato la sua ricerca al recupero e alla rivisitazione in chiave jazzistica della musica tradizionale, del suo retroterra culturale.

In un programma sul tema degli occhi non poteva mancare la giusta attenzione per gli artisti non vedenti: in serata infatti il compito di inaugurare la serie di appuntamenti sul “palco centrale” del festival in Piazza del Popolo, a Berchidda spetta al pianista americano Justin Kauflin, trent’anni compiuti da poco, ma con una carriera già quindicennale, che sarà al centro di due diversi atti. Il primo, alle 21.30, è la proiezione (forse solo per la seconda volta in Italia) di “Keep on keepin’ on”, il pluripremiato documentario diretto da Alan Hicks e prodotto nel 2014 da Quincy Jones, che racconta l’avvincente storia di Justin Kauflin e del suo mentore, Clark Terry, il grande trombettista scomparso un anno e mezzo fa che lo aveva inserito, giovanissimo, nel suo ensemble. Dal grande schermo al palco: al termine del film Kauflin sarà al centro dei riflettori per un’avvincente concerto di piano solo, un’occasione da non perdere per apprezzare il talento del musicista di Silver Spring, non vedente dall’età di undici anni.

Intorno alla mezzanotte e trenta, dopoconcerto al Museo del Vino di Berchidda con il sestetto Triple Point: Daniela Pes (voce), Dora Scapolatempore (arpa), Paride Pignotti (chitarra), John Bramley (pianoforte), Filippo Mundula (contrabbasso) e Alessandro Ruocco (batteria). Si tratta del gruppo formato dai migliori allievi della scorsa edizione dei seminari jazz di Nuoro, l’iniziativa didattica che si tiene ogni estate, dal 1989, nel capoluogo barbaricino, e che rinnova così, ancora una volta, la sua collaborazione con il festival di Berchidda. A precedere l’esibizione, un appuntamento di rito a Time in Jazz: la presentazione (In collaborazione con le “Cantine del jazz”: Aini, Atlantis, CSM, Sas Seddas) della bottiglia di vino da collezione che ad ogni edizione riproduce sull’etichetta l’immagine grafica del festival.

Come sempre, il festival di Berchidda non è solo musica: domani apre i battenti anche il P.A.V., Il Progetto Arti Visive, dedicato all’arte contemporanea a cura di Giannella Demuro e Antonello Fresu, che giunge al suo diciannovesimo anno di attività. Con il Centro Laber chiuso in vista dell’inizio dei lavori di riqualificazione dell’ex caseificio, sarà un’edizione meno ricca rispetto al passato, allestita in una parte degli spazi di Sa Casara, la futura sede di Time in Jazz di prossima apertura. Riprendendo il tema del festival, gli Occhi, il P.A.V. presenta una rassegna di opere video a cura di Valerio Dehò, che nel titolo, “Storia dell’Occhio”, ricalca quello del libro di Georges Bataille, che nel 1928, non senza provocare scandalo, indagava sulla perversione sessuale legata al voyeurismo, e dunque alla percezione visiva. Il percorso ideale suggerito dal PAV spazia dalle visioni dei surrealisti, (da “Un Chien Andalou” di Salvador Dalì e Louis Buñuel, alle opere di Man Ray “Les retour à la raison” e “Emak Bakia”, e a “Anemic Cinema” di Marcel Duchamp), fino alle opere astratte di Norman Mclaren in “Synchrony”, e alle virate maniacali di “L’occhio che uccide” di Michael Powell, per arrivare infine allo stravolgimento e accostamento tra suono e immagine nelle due versioni di “Emak Bakia” di Man Ray riprese dai Radiohead e da Ortiz Morales nella sua “Psychotic Version”.

 

 

·         Anticipazioni per la giornata di giovedì 11

 

La giornata di giovedì 11 si apre all’insegna del pianoforte a Ozieri, nella Cattedrale dell’Immacolata, dove alle 11 è di scena il pianista Antonio Zambrini. Nel pomeriggio,  un altro piano solo nella Chiesa di San Giovanni a Pattada (ore 18),  attende  Justin Kauflin , reduce dall’impegno della sera prima sul palco centrale a Berchidda.

Alle 21:30, a Berchidda, si accendono nuovamente i riflettori in Piazza del Popolo per dare luce a due diversi set. Il primo è “Il tempo in posa”, un progetto che lega dal vivo le fotografie scattate da Pino Ninfa con le note del pianista svedese Jan Lundgren. 

La seconda parte della serata riporta invece in scena Gianni Coscia, stavolta in duo con Gianluigi Trovesi: un sodalizio artistico ultraventennale, quello del fisarmonicista piemontese e del clarinettista-sassofonista lombardo.

 

 

·         Info 

 

L’ingresso è a pagamento solo per i concerti serali che si tengono in piazza del Popolo, gratuito per tutti gli altri appuntamenti.

 

Biglietti e abbonamenti per il festival si possono acquistare online su circuito Vivaticket e nei punti vendita autorizzati. La biglietteria a Berchidda è aperta in Piazza del Popolo con orario continuato dalle 10 alle 19, mentre il botteghino all’ingresso dell’arena concerti apre alle 20.

 

Per informazioni, la segreteria di Time in Jazz risponde al numero telefonico 079704731 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Per il calendario completo del festival e altre notizie: http://www.timeinjazz.it/ – www.facebook.com/timeinjazz.

 


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