Scoppia la battaglia legale, a suon di ricorsi, dopo quello presentato da 173 tra medici e infermieri no vax sardi contro l’Ats e l’Assl. Nelle carte spedite al Tar e che portano, come prima firma, quella di un’infermiera, assistita dall’avvocato Daniele Granara, e avente come oggetto “l’obbligo di sottoposizione a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da Covid-19”, con la “richiesta di produrre documentazione comprovante avvenuta vaccinazione oppure omissione e differimento della stessa istanza risarcitoria”, i sanitari no vax contestano Ats e Assl per quanto riguarda, appunto, il doversi vaccinare per continuare a lavorare. Ma ai giudici è arrivata anche un’altra lettera ufficiale, firmata dal presidente dell’Anci Emiliano Deiana e dal sindaco di Quartu Graziano Milia, seguiti dall’avvocato Alberto Melis Costa. Deiana e Milia, nel rappresentare rispettivamente Anci e Comune di Quartu, chiedono ai giudici di “dichiarare inammissibile e irricevibile e quindi di rigettare il ricorso”. I motivi? È possibile leggerli nelle otto pagine firmate.
Tra le motivazioni ci sono quelle legate al ricorso stesso, presentato da “ben 173 ricorrenti, divisi unicamente per territorio , senza distinguere tra le differenti posizioni: di chi sospeso, di chi diffidato, di chi unicamente interessato per posizioni, diciamo, ideologiche. Senza alcuna distinzione tra categorie lavorative, anzianità, situazione sanitaria personale, esposizione al rischio di contagio. Gravi situazioni di inevitabile incompatibilità personale pongono dunque a rischio la ammissibilità del ricorso”. Ancora, Deiana e Milia ricordano “i 130mila morti italiani” e puntano sul fatto che “i vaccini, contrariamente a quanto spensieratamente sostenuto , esistono e sono autorizzati dall’Ema. Il fatto che l’autorizzazione sia “provvisoria” deriva non solo dalla recente individuazione del virus. Occorre forse ricordare che ogni autorizzazione all’utilizzo ed alla commercializzazione di un farmaco è necessariamente provvisoria, dovendo essere valutata nel tempo la sua pericolosità. L’ elenco di farmaci tolti anche dopo anni dal commercio riempirebbe pagine e pagine. Ma in Italia, a fronte di quasi 80 milioni di vaccini somministrati, le reazioni perniciose sono state statisticamente irrilevanti. Ogni farmaco ha reazioni allergiche, persino l’acqua somministrata come placebo, ogni farmaco può portare reazioni indesiderate; basta leggere qualsiasi ‘bugiardino’. La dimostrazione dell’ utilità dei vaccini è ottenuta con metodo sperimentale. Gli attuali malati, ricoverati e soprattutto deceduti appartengono quasi tutti alla categoria dei non vaccinati”. Il numero uno dell’Anci e il sindaco quartese esprimono anche “un profondo sconcerto nel vedere che nell’ottica dei ricorrenti il principio di precauzione è del tutto trascurato. Quello stesso principio citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il cui scopo è garantire un alto livello di protezione grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio, secondo l’elementare principio illuministico secondo il quale “l’interesse dei molti prevale su quello dei pochi”. Infatti , secondo la Commissione europea, il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi, individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Ed in effetti nel ricorso per cui è il presente atto si ravvisa un marcato ed insanabile paradosso logico . Da un lato ben 173 ricorrenti si affollano in una moltitudine indistinta quanto a posizione personale e lavorativa. Dall’altro questa stessa moltitudine pretende di essere trattata come una somma di persone che rifiutano il principio di precauzione sociale in nome di un individualismo assolutista”. Tra i passaggi del documento vengono richiamate poi “citazioni del tutto incoerenti fra loro, non di rado inconferenti, vengono riportate in modo estemporaneo” e si ricorda anche il ruolo dell’Istituto superiore di sanità, “tanto più che l’attività del governo e del Parlamento è stata da subito costantemente e strettamente affiancata da dei comitati scientifici (Cts) e Istituto superiore di Sanità e che hanno attentamente ed efficacemente espresso il loro parere scientifico in forma sinergica e collegiale”.












