Samassi, la chiesa di Sant’Isidoro chiusa ancora una volta agli agricoltori: stop da tre anni a traccas e festeggiamenti in onore del patrone di chi lavora la terra, malumore in paese e c’è chi diserta messe e celebrazioni in segno di protesta. Un paese che ha nel cuore la vocazione agropastorale e che da sempre ha seguito con fede e passione il rito della processione di Sant’Isidoro. Si susseguono quelle nei paesi limitrofi, da Serramanna a Villasor è stato un tripudio di colori e emozioni. Una festa che lega la cultura e la tradizione verso quel lavoro duro e faticosa che costituisce l’origine di tutto, che si tramanda alle nuove generazioni che prendono parte e animano tutta la giornata dedicata al Santo. Ma a Samassi questo non accade più da tre anni. La chiesa campestre realizzata dai cittadini come segno di profonda comunità e dedizione è chiusa da tempo, impossibile accedervi e, sinora, “niente di concreto è stato messo in atto” da chi dediene chiavi e permessi per sbloccare la situazione. Cittadini infuriati e fedeli che cambiano parrocchia e paese in segno di protesta: “Il clima è molto teso” spiegano diversi residenti che preferiscono non esporsi pubblicamente, “il paese è piccolo”. Intanto si vive di ricordi per quella festa che non scorre più per le vie del centro abitato, con nostalgia si ammirano le foto degli anni in cui trattori e cavalli scortavano il Santo e la volontà di riprendere in mano chiesa e tradizioni è tanta: “Sant’Isidoro è di tutti noi”.