Come spesso avviene tra reparti dell’Arma, si è trattato di una sinergia. Nella giornata di ieri i carabinieri del NIPAAF (Nucleo Investigativo dei carabinieri forestali, competente in materia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) unitamente a quelli del NAS di Cagliari, al termine di un’attività ispettiva effettuata d’iniziativa presso una ditta di Macchiareddu, hanno segnalato all’autorità amministrativa, che in questo caso si identifica con la Città Metropolitana di Cagliari, un 56enne residente nel capoluogo, amministratore unico della società, ritenuto responsabile dell’illecito amministrativo contestato.
Il personale operante, a conclusione degli accertamenti preliminari, ha constatato la sussistenza all’interno della citata azienda di 1.318.000 sacchetti bio-compostabili, non conformi alla normativa di settore, in quanto privi delle previste indicazioni dell’organismo di controllo di accreditamento, che certifica la presenza del contenuto minimo di materia prima rinnovabile. I carabinieri hanno proceduto pertanto al sequestro amministrativo della merce in disamina, del valore commerciale complessivo di euro 100.000. Il problema non è teorico, come potrebbe apparire a tutta prima, ma sostanziale. In assenza delle garanzie dell’ente che certifica certi standard qualitativi, non vi sono garanzie sulla biodegradabilità dei sacchetti destinati, in questo caso, alla raccolta differenziata dell’umido, anzi per meglio dire sulla “compostabilità” di tali prodotti, cioè sulla necessaria rapidità nel biodegradarsi. La caratteristica fondamentale di tali contenitori, che appaiono come dei normali sacchetti di plastica, solo un po’ più sottili, è quella di essere ecologici, di decomporsi in tempi molto rapidi, dopo aver svolto la loro funzione di raccolta dei rifiuti organici.











