“Non sono contento, non me lo aspettavo. L’Rt è addirittura migliorato sulla settimana precedente”. Mario Nieddu, assessore regionale della Sanità, è in viaggio verso Sassari, “per inaugurare un nuovo reparto di terapia intensiva” quando, a Casteddu Online, spiega come mai la Sardegna si appresti a finire in zona arancione: “Ci manda in arancione il rischio alto dovuto al numero di focolai che si sono manifestati e all’indice di occupazione delle terapie intensive, abbiamo sforato solo dell’1 per cento rispetto al trenta per cento”. E Nieddu, a precisa domanda, “si poteva fare di più?”, è sicuro: “No”. Per l’isola sono in arrivo “due settimane” di restrizioni arancioni. Bar e ristoranti chiusi, spostamenti vietati tra Comuni diversi, centri commerciali chiusi nei festivi e nei fine settimana. “I nostri parametri non sono male, l’Rt è migliorato anche questa settimana”, rimarca Nieddu. “I numeri non sono brutti, sono cambiati i parametri anche se l’indice è sotto l’1”.
Una nuova modalità di classificazione del colore delle regioni, quello adottato dal Governo, che fa storcere il naso, e molto, al titolare della Sanità sarda. Sì, perché, proprio per quanto riguarda il riempimento delle terapie intensive, “siamo già rientrati sotto soglia e ci rientreremo ulteriormente, ma è stata presa quella settimana-indice”, conclude Nieddu. Cioè sette giorni nei quali il trenta per cento è stato superato, facendo scattare il rischio alto. Una metodologia sulla quale “non sono mai stato d’accordo, e questo”, cioè la zona arancione, “mi conferma che avevamo ragione”.








