Pacco sospetto a Uta, detenuto in isolamento e parenti in rivolta: “Non c’era droga, erano pabassine”

Il pacco spedito per posta dai parenti di un carcerato accende la curiosità dei cani antidroga. E così a Uta un detenuto finisce in isolamento. Ma i parenti protestano e assicurano: “Dentro non c’era hashish, ma dolcetti tradizionali”


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Il pacco spedito per posta dai parenti di un carcerato accende la curiosità dei cani antidroga. E così a Uta un detenuto finisce in isolamento. Ma i parenti protestano e assicurano: “Dentro non c’era hashish, ma pabassine”. Con le nuove normative Anti Covid i pacchi destinati i detenuti di Uta non vengono più consegnati a mano, ma vengono spediti per posta. La vicenda che racconta Valentina Milia è questa: suo zio E. P. 58 anni, cagliaritano, ospite del penitenziario di Uta, è ghiotto di pabassine e anche per Natale ha chiesto i prelibati dolci tradizionali campidanesi ai parenti che ne hanno acquistato 900 grammi all’Iperpan, hanno messo i dolciumi in un pacco che hanno spedito sotto vuoto (in base alle norme) al penitenziario.

Il resto della vicenda i familiari lo apprendono al telefono da un compagno di cella di E. P. “Hanno scambiato le pabassine per hashish e nostro zio è stato messo in isolamento”, racconta Valentina Milia, “ma da quello che ci risulta il pacco non è stato nemmeno aperto. Hanno fatto scattare l’allarme perché i cani l’hanno odorato. Ma noi non ci stiamo. Lunedì il nostro avvocato andrà a Uta per protestare e chiedere che nostro zio venga fatto uscire dal gabbione e riportato in cella. La speranza però è che il problema possa essere risolto anche prima”.


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