Ostetricia e Ginecologia a Cagliari, arriva il maxi premio europeo

L’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari si dimostra un’eccellenza, il riconoscimento arrivato oggi a Palazzo Chigi: grande risultato per il Policlinico nella cura delle salute delle donne


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L’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari si dimostra ancora una volta un’eccellenza nel campo sanitario. Il riconoscimento questa volta arriva direttamente dal governo: per la Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari massimo riconoscimento europeo, menzione speciale e tre bollini rosa. Non solo: è stata l’unica fra tutte le cliniche italiane ad avere il riconoscimento massimo cioè chiamata a presentare i dati di attività alla cerimonia di consegna dei premi in quanto proprio clinica di valore europeo. La cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina a Palazzo Chigi. A ritirare l’importante riconoscimento i massimi vertici dell’Aou cagliaritana, il commissario straordinario Giorgio Sorrentino, i direttori amministrativo e sanitario, Vincenzo Serra e Oliviero Rinaldi, e il direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia, Gian Benedetto Melis. Il premio è assegnato dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), da sempre impegnata sul fronte della promozione della medicina di genere, dal 2007 attribuisce alle strutture ospedaliere attente alla salute femminile.

«È giusto riconoscimento – dice il commissario straordinario, Giorgio Sorrentino – di un grande lavoro di squadra di tutta l’Azienda: la clinica di Ostetricia e Ginecologia della nostra azienda si dimostra punto di eccellenza non  solo in campo sardo e nazionale ma addirittura europeo. Il grande lavoro fatto dal professor Melis e dal suo gruppo è stato giustamente premiato:  un percorso fatto di ostante crescita con attenzone alla qualità. Un altro segnale importante che il Policlinico Duilio Casula sta diventando il riferimento della comunità scientifica». Soddisfatto il direttore della clinica di Ostetricia, Gian Benedetto Melis: «Questo riconoscimento premia il lavoro di tutta l’equipe e ci dà un grande stimolo per migliorarci ancora ed essere sempre di più vicini alle esigenze della donna».

«La salute della donna – sottolinea il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin – è un tema che mi sta molto a cuore perché sono fermamente convinta che tutelare la salute femminile significa tutelare la salute di un’intera famiglia, di tutta la collettività. Le donne, infatti, svolgono un ruolo strategico per l’adozione di stili di vita corretti e salutari nonché per la prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie che possono colpire l’ambito familiare. La promozione della salute delle donne rappresenta dunque un obiettivo strategico ed è misura della qualità, dell’efficacia ed equità del nostro sistema sanitario. Purtroppo le donne non trovano sempre una risposta, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, alle loro specifiche esigenze a causa di modelli organizzativi che spesso hanno ancora poca attenzione alle esigenze di genere e questa è sicuramente una ‘lacuna’ che va colmata. In questo contesto, l’iniziativa dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, che attribuisce come riconoscimento i ‘Bollini Rosa’ a quelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale in possesso dei requisiti che privilegiano la prospettiva di genere all’interno dell’erogazione delle cure come fattore strategico di qualità e che si distinguono per il miglioramento dell’assistenza e delle cure e per la ricerca, rappresenta un prezioso valore aggiunto».

Per Franca Biondelli, sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali «i Bollini Rosa racchiudono all’interno di un marchio di riconoscimento, molto di più: accoglienza, partecipazione, dedizione e competenza». Infine  Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «Disegnare percorsi sempre più specifici per la salute delle donne significa aumentare l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, migliorare gli esiti delle prestazioni erogate e costruire una sanità che tiene conto dei presupposti sociali e culturali in cui opera. La sanità può crescere all’interno di fasce di popolazione caratterizzate da bisogni diversi: sociali, di genere e di razza, ma nel rispetto del diritto di tutti a essere non solo pazienti, ma innanzitutto persone che esprimono un bisogno di cura».


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