“Voglio la verità, sapere se davvero mio marito è morto per cause accidentali”. Lo urla Ilda Caria, la vedova di Carlo Manca, l’operaio 48enne di Capoterra che, il 10 novembre 2021, è morto in un cantiere di Genova, schiacciato da un carico di tubi. L’autopsia ha confermato la morte per schiacciamento, sin lì tutto regolare. All’inizio il pm ha disposto l’archiviazione del caso: una tragedia sul lavoro, nessun colpevole. Ma la moglie del quarantottenne e uno dei figli, Mattia, si sono rivolti all’avvocato Dario Musino. Che ha prodotto una richiesta di archiviazione molto dettagliata, offrendo un’altra interpretazione dei fatti, supportata anche da un video realizzato da una testata giornalistica. In sintesi, se per gli inquirenti la dinamica dell’incidente sul lavoro è che “il cavalletto su cui poggiavano i tubi ed i tubi stessi si siano ribaltati per effetto di un contatto accidentale e conseguente aggancio tra l’estremità delle braghe o del grillo con parti del cavalletto, il quale per tale ragione si è parzialmente sollevato da un lato e poi si è ribaltato con conseguente investimento del lavoratore da parte dei tubi in caduta dal cavalletto” o, come altra ipotesi, “che un soffio di vento abbia fatto spostare improvvisamente le braghe, spingendole contro il cavalletto e determinandone in tal modo l’impigliamento o l’aggancio”, nell’opposizione del legale si chiama in causa “il gruista” che avrebbe compiuto “una manovra prima del tempo, escludendo l’accidentalità ed il caso fortuito dell’avvenimento, bensì dovuto ad una responsabilità ben individuata”. Inoltre, si punta anche su una presunta “omissione delle norme di sicurezza e cautela da parte del gruista”.
Ancora: “Il gruista si è contraddetto”, sostengono il legale e i parenti di Manca. “Prima ha dichiarato di guardare i tubi, poi di non aver visto la causa della loro caduta. In un modo o nell’altro il gruista ha mentito. Tale discrepanza non è stata valutata dagli inquirenti. La circostanza, oltre ad essere altamente improbabile, era sintomatica di una condotta delittuosa” perchè non avrebbe rispettato “le norme di sicurezza e di cautela negli ambienti di lavoro per motivi sconosciuti”. La famiglia di Carlo Manca attende di conoscere la verità, e il fatto che gip abbia disposto nuove indagini, prendendo quindi una decisione opposta a quella del pubblico ministero, li fa ben sperare: “Ilda Caria e il figlio Mattia chiedono e vogliono giustizia. Andremo avanti per capire le cause della morte di Carlo Manca e accertare eventuali responsabilità altrui”, dice l’avvocato Dario Musino. Dal 3 luglio scorso sono passati più di 4 mesi e il pm non si è ancora pronunciato: “Attendiamo fiduciosi e nel pieno rispetto del lavoro della magistratura”.