Entra di diritto nella lista lunghissima di ospedali sardi nel caos, di diritto ma ovviamente controvoglia, il Policlinico di Monserrato. Protestano gli infermieri e gli operatori del pronto soccorso, da anni in piena crisi. I dati, prima di tutto: “Un infermiere per 17 pazienti non basta”, e quando va bene è sempre uno ma per quindici allettati. E gli Oss? “Due ogni cinquantuno degenti”. E il dramma parte appena varcato l’ingresso: “Si continua a tenere la gente su una barella, per giorni, al pronto soccorso, in attesa di ricovero”. Scenari che fanno ben capire che ci sia una carenza di “rispetto e dignità” per chi lavora nell’ospedale ai bordi della Statale 554. “Abbiamo responsabilità da laureati ma stipendi da diplomati”, denunciano ancora gli infermieri, all’unisono. Non è la prima volta che tirano in ballo la Regione e, improbabili miracoli di Alessandra Todde e dell’assessore regionale della Sanità Bartolazzi, non sarà nemmeno l’ultima, soprattutto in questa estate 2024 molto rovente anche per il mondo della sanità sarda.
“Il personale del Policlinico di Monserrato sopporta carichi di lavoro di gran lunga superiori alle capacità dell’azienda stessa, ed è una delle poche strutture sarde che accoglie malati da tutta l’Isola. Infermieri e ostetriche”, dice Diego Murracino del Nursing Up, “lanciano un chiaro urlo di preoccupazione per un lavoro che è diventato impossibile fare in totale sicurezza e serenità. Non bastano le prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, ma più soldi anche fare nuove assunzioni da parte della Regione.









