Dopo tre anni di insegnamento, relazioni costruite con fatica e lacrime vere versate dagli studenti, arriva una decisione che scompiglia tutto. Un click burocratico, una scelta automatizzata dal sistema, e il professore Mauro Musiu scopre che dal prossimo anno scolastico dovrà lasciare l’istituto di Monserrato per completare il suo orario altrove, a Quartucciu. Nessuna variazione nelle classi, nessuna esigenza didattica reale: solo un algoritmo che ignora il valore della continuità e delle relazioni consolidate. E a farne le spese, questa volta, sono anche i ragazzi. A denunciare la vicenda è Mauro Musiu, docente di Educazione Fisica, a cui è stata modificata la sede di completamento dell’orario per l’anno scolastico 2025/2026. Una decisione che, racconta, rischia di compromettere il percorso costruito con studenti e colleghi negli ultimi tre anni. “Sono un docente di Scienze Motorie, racconta Musiu, e la mia sede di titolarità è l’Istituto Comprensivo di Su Planu, scuola secondaria di primo grado. Purtroppo, la mia cattedra è una COE, ovvero una cattedra su organico esterno. Questo significa che, per completare il mio orario, sono stato assegnato da tre anni all’Istituto Comprensivo di Monserrato. Non potendo completare le ore a Su Planu perché c’è già un’altra docente di Educazione Fisica, ho sempre prestato servizio a Monserrato, dove ho costruito rapporti, progetti e continuità”. La sorpresa, dice, è arrivata quest’anno. “Per l’anno scolastico 2025/2026, l’Ufficio Scolastico Provinciale ha deciso, senza alcuna motivazione concreta, di spostarmi a Quartucciu. Non sono state perse classi a Monserrato, la situazione è rimasta invariata, quindi non c’erano ostacoli alla mia permanenza lì. E invece mi è stato comunicato questo trasferimento. L’Usp ha giustificato la scelta con il criterio della sede più vicina a quella di titolarità: Su Planu fa parte del comune di Selargius e, secondo il sistema, Quartucciu sarebbe più vicino. Peccato che Quartucciu e Monserrato siano equidistanti da Selargius. Sarebbe stato possibile scegliere in base ad altri criteri, come la continuità didattica”. Il docente non nasconde la propria amarezza. “In tre anni ho costruito tanto con alunni e colleghi. La preside e i ragazzi sono molto dispiaciuti: stamattina alcuni studenti si sono persino messi a piangere per la notizia che non mi vedranno più. Ci tengo affinché questa situazione sia portata alla luce”. Ora resta l’amarezza per un cambiamento imposto che, al di là della distanza, rischia di interrompere un percorso umano e professionale fondato sulla fiducia reciproca e sull’impegno quotidiano.









