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Mattarella a Cagliari saluta “totu sa genti sarda” ed è ovazione: “Siamo immersi in un cambiamento globale, la scuola non può restare ferma”

di Sara Panarelli
16 Settembre 2024
in cagliari, zapertura

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Mattarella a Cagliari saluta “totu sa genti sarda” ed è ovazione: “Siamo immersi in un cambiamento globale, la scuola non può restare ferma”
Una frase in sardo all’inizio del suo discorso ufficiale al Convitto di via Pintus a Cagliari per l’inaugurazione del nuovo anno scolastico, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conquista tutti. “Un saluto a totu sa genti sarda”, esordisce il capo dello Stato. E giù applausi e una vera e propria ovazione dal pubblico presente all’evento che, da Cagliari, ha dato il via all’anno scolastico in tutta Italia.
Tanti i temi toccati dal presidente Mattarella, su tutti quello del disagio giovanile e della necessità di proteggere i ragazzi da una tecnologia che può essere così invasiva da isolarli dal resto del mondo.

“La scuola riparte. E con essa ripartono speranze ed emozioni, si riallacciano amicizie, si fanno nuovi incontri. Il ritmo scolastico scandisce da sempre il calendario delle famiglie e rappresenta un momento di grande importanza per la vita dell’intera comunità nazionale. L’avvio dell’anno scolastico si ripete alla fine di ogni estate, ma in realtà è un momento sempre nuovo. Le ragazze e i ragazzi sono cresciuti, nel fisico e nella mente. Sono cambiati. I loro insegnanti, vecchi e nuovi, hanno arricchito le loro esperienze, si sono posti nuovi e più ambiziosi traguardi. Anche la società è andata avanti, tra problemi annosi e sfide del tutto nuove”, ha detto Mattarella.

“La scuola è movimento. Non si ferma. È una strada su cui camminare insieme, giovani e adulti. È palestra, innanzitutto, di vita. Per le conoscenze, indispensabili, che trasmette. Per i valori, preziosi, che propone: fiducia, responsabilità, dialogo, accoglienza, rispetto. Trasmette cultura e conoscenza, forma professionalità e competenze, sempre più necessarie in un mondo che reclama, sempre più, sapere e preparazione. La scuola educa a essere cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, sviluppa il senso di comunità, fa sperimentare la convivenza”.

“Talvolta, questo nostro tempo dominato dall’assillo del presente, del qui e ora, rischia di far dimenticare che l’impegno educativo rappresenta un pilastro fondamentale della vita della Repubblica. Dalla qualità del sistema educativo dipende strettamente il futuro della nostra società. A esso vanno dedicate indispensabili risorse adeguate, e idee, cura, attenzioni. La scuola non è una bolla, un recinto, un mondo a parte. Ma un organismo che vive nella società e concorre al suo progresso”, ha sottolineato il presidente della Repubblica.

“Siamo immersi in un impetuoso cambiamento a livello globale. Che ci costringe, di continuo e in ogni ambito, a fare i conti con nuove e sorprendenti realtà. La scuola non può restare ferma ma si deve inserire efficacemente nell’innovazione e nel cambiamento, così da contribuirvi, rendendo i ragazzi partecipi e protagonisti. Il futuro non deve incutere paura. I nuovi orizzonti sono essi stessi frutto dell’ingegno e dell’opera umana. Il nodo della questione non riguarda le nuove scoperte e le nuove intuizioni, ma l’uso – benefico o fraudolento – che se ne intende fare. I processi di conoscenza e di nuove opportunità non si arrestano: ma bisogna governarli e orientarli al bene comune. I giovani sono più avanti nella conoscenza digitale. Ne hanno fatto strumento di vita quotidiana. Tante volte nonni e genitori chiedono loro aiuto e consiglio e quelli che non lo fanno scoprirebbero un mondo prezioso se iniziassero”.

“I ragazzi apprendono da noi, dalla nostra esperienza, e noi impariamo da loro. Per essere produttivo deve essere uno scambio alla pari”, ha detto ancora Mattarella. “La tecnologia e il suo uso non devono diventare una barriera di incomunicabilità, un territorio recintato, distinto, divisivo, tra mondo giovanile e società degli adulti. Non possiamo e non dobbiamo abbandonare i ragazzi a una chiusura solitaria, in un mondo dominato dalla tecnologia in cui talvolta rischiano di essere imprigionati. Lo smartphone è uno strumento che aiuta nella vita quotidiana, ma non è, non rappresenta la vita, che è molto più complessa, ricca, emozionante. Non possiamo correre il rischio che lo strumento tecnologico, in continua evoluzione, assorba la quasi totalità delle attenzioni, delle relazioni, della vita. Anche in questo il sistema educativo ha un compito decisivo”.

“Purtroppo, nonostante i tanti sforzi, bullismo e cyberbullismo sono tuttora diffusi tra i nostri giovani. Occorre rinnovare un’azione rivolta a reprimere e anzitutto a prevenire, incidendo sulle cause profonde – frustrazione, mancanza di modelli positivi, paura del futuro – che provocano momenti così gravi e inaccettabili. Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a tanti fatti di cronaca, a tanti episodi di varia gravità ma tutti intollerabili. C’è oggi disagio tra giovani e giovanissimi. È un disagio che si mescola e si sovrappone alle loro qualità straordinarie e a grandi generosità di cui sono capaci. Non è sempre facile interpretare: a volte la cortina dell’incomunicabilità è talmente spessa che, per genitori e insegnanti, diventa difficile anche solo parlarne. Occorre rompere il muro delle solitudini e del silenzio. Andare incontro. Ascoltare. Offrire possibilità. Costruire occasioni di dialogo, di socialità, di crescita insieme. Senza dialogo, senza umanità, senza empatia, non ci sarà progresso tecnologico che possa esaudire il desiderio di una vita piena, ricca di relazioni, di affetti, di emozioni, di soddisfazioni. Il disagio giovanile è una grande e urgente questione nazionale, che va affrontata con tutto l’impegno e i mezzi a disposizione. Senza indulgenze o lassismi, che sono peraltro diseducativi, ma senza nemmeno nutrire l’illusione che tutto possa essere risolto attraverso un’ottica esclusivamente securitaria. La scuola è decisiva. La scuola è per tutti e di tutti. Va pertanto continuata l’opera per rimuovere gli ostacoli, di natura economica, sociale e culturale, che impedisce ai giovani di frequentarla o di sfruttare pienamente le sue opportunità. L’abbandono scolastico è una piaga ancora aperta, nonostante l’impegno e la dedizione di molti insegnanti. In taluni contesti sociali la scuola è l’unica vera speranza di riscatto. Marginalità e violenze creano barriere all’inclusione, ma sarebbe una sconfitta inaccettabile se la presenza dello Stato si arrendesse di fronte alla problematicità di alcuni territori”.

“Agli insegnanti, ai presidi, ai docenti, al personale di supporto si chiede molto; talvolta troppo. Anche a fronte di retribuzioni spesso non all’altezza di altri Paesi europei. Si tratta di un aspetto di grande rilievo che va affrontato concretamente. Tutti loro hanno e devono sempre avere la consapevolezza e l’orgoglio di ricoprire un ruolo prezioso per la nostra società: quello di formare ed educare i cittadini che crescono. Dalla loro opera, spesso silenziosa e non conosciuta, dipende in gran parte il futuro della nostra Italia. La scuola può molto, ma non può tutto. Una partecipazione attiva e positiva delle famiglie è essenziale nel processo educativo. Purtroppo si registrano segnali che il patto educativo tra famiglie e insegnanti sia a volte incrinato.

Con questa giornata si riparte dal centro della scuola. Il centro, il cuore, la ragione della scuola siete voi. Bambine, bambini, ragazzi giovani. Vi auguro un anno di crescita, di amicizia, di soddisfazione, di gioia, di incontro con gli altri. La scuola accende la nostra speranza. Buona scuola a tutti!”, ha concluso Mattarella, che ha assistito sorridendo e con grande partecipazione all’intera cerimonia.

Tags: mattarella
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