“Manuel non aveva il cranio fracassato, ha ragione solo Valentina”

Parla il giornalista di Rete 4 Fabio Lombardi, minacciato ripetutamente dai sostenitori di Manuel Piredda dopo Il Terzo Indizio: “Vi spiego tutti i punti per i quali, come dicono i giudici, Valentina è stata bruciata viva da Manuel e le colpe sono solo del ragazzo”


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Insulti generici, accuse e richieste di una verità alternativa: questo il contenuto dei tanti post e messaggi ricevuti dal giornalista Fabio Lombardi all’indomani della sua intervista a Valentina Pitzalis, andata in monda martedì nel corso del programma “Il Terzo Indizio”. A “ prendere d’assalto” profilo e messaggistica personale dell’uomo, come da lui stesso riportato in un lungo post su Facebook,”una trentina di “militanti” del sito dedicato a Manuel Piredda, marito di Valentina, deceduto la notte in cui tentò di assassinarla dandole fuoco. Il tenore dei post e dei messaggi – prosegue il giornalista – e’ stato vario: dalla generica richiesta di una verità alternativa a quella stabilita dalla Giustizia, agli insulti personali nei miei confronti, agli insulti generici nei confronti di quanti avevano partecipato alle realizzazione della puntata, giudicati degli incapaci. Persone non in grado di usare i loro neuroni, e’ stata l’accusa più diffusa. Tutte comunicazioni avvenute peraltro prima che l’intervista andasse onda, tanto per precisare che non si trattava realmente di critiche al lavoro svolto, ma di insulti a priori, solo per aver toccato il tema”. 

 

La richiesta, da parte della madre di Manuel, Roberta Mamusa, di  “verità e giustizia” diverse da quelle stabilite dal Tribunale di Cagliari,  non potrà  per ora trovare soddisfazione nel format di Rete 4.  “Il Terzo Indizio non e’ un talk show destinato a discutere di casi in essere e divenire. E’ una trasmissione che racconta un processo chiuso in via definitiva, raccontando quello che una sentenza ha stabilito. E nel caso specifico- prosegue Fabio Lombardi- la sentenza ha stabilito che Manuel Piredda tentò di uccidere Valentina e perse la vita in quell’occasione. Le accuse che peraltro la famiglia di Manuel muove nei confronti di Valentina, sono già state valutate in un secondo procedimento giudiziario: la sentenza di questo secondo procedimento ha visto la madre di Manuel condannata e sanzionata. Le sue verità non sono rimaste inascoltate, ad oggi sono state valutate e non a suo favore. Ad oggi esiste una sola verità giudiziaria ed e’ quella che e’ stata raccontata nella puntata del Terzo Indizio. Se domani ne esisterà  un’altra, a seguito della riapertura del processo, la racconteremo. Per ora non e’ così”

 A corredo del post, il giornalista allega un lungo elenco di inesattezze da lui riscontrate rispetto ai detrattori della versione sostenuta da Valentina Pitzalis:<< non è vero che non sono state svolte indagini approfondite. Prova ne e’ che la magistratura fin dai giorni seguenti la tragedia, quando un giornale locale ha indicato come possibile la presenza di una terza persona, ha dato incarico ai Carabinieri di indagare più a fondo. Le indagini quindi non si sono limitate a una superficiale presenza la sera della tragedia. Sono state interrogate persone, ed effettuati sopralluoghi>>.

Il giallo dell’autopsia

Il perché non sia stata fatta autopsia sul corpo del figlio di Roberta Mamusa è ancora oggi uno dei punti più controversi e incerti della vicenda, dal punto di vista dei sostenitori di Manuel. “Non sono intervenuti i Ris e non e’ stata fatta un’autopsia perché per gli investigatori non c’erano dubbi visti gli elementi raccolti, come si evincerà dai punti seguenti”, risponde il giornalista. 

La ferita sul cranio

“La seconda inesattezza: Manuel ha il cranio rotto ( colpito da Valentina, ovvio ). Non e’ semplicemente vero. Non esiste certificato medico che lo attesti. Ben due medici hanno esaminato il corpo di Manuel, nessuno dei due ha visto e descritto di una frattura al cranio. Perché la frattura NON ESISTE. Le note dei due medici sono allegate a questo post. Leggetele. L’unica nota riportata, oltre le ustioni e’ la presenza di perdita di sangue vivo dalle narici e dalla bocca, fenomeno frequente quando un corpo e’ esposto al calore e al fuoco. E non dovuto da frattura come si evince dalle cause indicate per la morte: fuoco scaturito dall’incendio di liquido infiammabile.

 Chi dice che Manuel aveva il cranio fracassato o non ha mai letto le carte e percio’ parla senza conoscere i fatti, o ancora peggio, quelle carte le ha lette e mente consapevolmente, accusando Valentina di un’aggressione che non e’ certificata da nulla allo stato degli atti. 

Il corpo di Manuel

“Un’ultima cosa: il fatto che il sangue sia visibile sul volto di Manuel certifica anche che quando si parla di corpo carbonizzato, non e’ una versione letterale, ma indica un corpo con gravi ustioni e annerito dalle fiamme. Quando lo vedono Carabinieri e Valentina, se fosse stato interamente carbonizzato, il sangue si sarebbe essiccato e non sarebbe stato visibile a occhio nudo fin dal primo esame”. 

Lo straccio e l’annaffiatoio “mai rinvenuto”

“La terza inesattezza, che poi non e’ un’inesattezza ma e’ una omissione bella e buona. Scrivono i Carabinieri intervenuti in ben due verbali che il corpo di Manuel viene ritrovato addossato alla porta d’ingresso e descrivono : ” In prossimita’ dei piedi si poteva notare la presenza di un secchio di colore rosso, ormai appiattito e completamente bruciato, con vicino uno straccio, in parte bruciato, che emanava un forte odore di benzina (…) il Piredda indossava dei guanti in materiale gommoso che erano quasi del tutto sciolti.” 

Manuel aveva quindi vicino a se’ uno straccio imbevuto di benzina, quella che e’ con ogni probabilità l’arma del delitto, ovvero un contenitore di plastica rosso dove era il liquido infiammabile, quello che Valentina scambia per un annaffiatoio verde nella concitazione dell’aggressione, un oggetto che lei vede per una manciata di secondi. I suoi ricordi non sono precisi? Direi che e’ giustificato visto l’accaduto”.

I guanti

 “E infatti- scrive Lombardi- lei non ricorda che Manuel indossasse i guanti, che pure esistono e li indossa lui, non lei. Lui e’ attrezzato per maneggiare la benzina non Valentina. Come mai di questi guanti non parla nessuno dei difensori a spada tratta di Manuel? Non esistono? Vi rendo noto che sono stati fotografati, ben visibili, sulle mani di Manuel. Per ragioni di rispetto non pubblico le immagini, ma se qualcuno ne neghera’ ancora l’esistenza, sono pronto a farlo. E qui sorgono le domande piu’ interessanti per i complottisti : come giustificano che Manuel sia attrezzato per maneggiare benzina e sia vicino agli strumenti dell’aggressione? Perche’ fino a quando reggeva la bugia del cranio rotto si poteva dire che lei lo avesse stordito, gli avesse infilato i guanti e poi lo avesse cosparso di benzina. Ma non esistesse prova di quel cranio rotto, quale sarebbe la verità? Manuel girava abitualmente per casa con guanti di gomma? Valentina gli ha chiesto di reggere la bacinella prima di dargli fuoco? Guanti, bacinella e straccio inchiodano Manuel alla sua terribile responsabilità”.

Il mistero della porta chiusa dall’interno

Quarta Inesattezza, parziale diciamo: durante il loro intervento in soccorso nella casa di Manuel Vigili del Fuoco e Carabinieri, quando entrano, aprono la porta parzialmente in fiamme, ostruita in parte dal corpo di Manuel ma non bloccata dalla serratura. Ecco la prova delle menzogne di Valentina! La porta era aperta! Il verbale che riporta questa descrizione e’ quello del primo intervento. Ma anche questa e’ un’informazione volutamente parziale, perché Valentina racconta di essersi fermata davanti alla porta in attesa che Manuel aprisse il chiavistello ( a voler essere pignoli non dice che la porta fosse chiusa, ma solo che fosse chiusa normalmente, comunque… ) ma questo momento e’ antecedente l’aggressione. Secondo la ricostruzione degli investigatori Manuel muore dopo aver dato fuoco a Valentina, forse suicidandosi, o forse – io penso piu’ la seconda della prima – tradito da un ritorno di fiamma che incendia il contenitore rosso di benzina che aveva in mano . Infatti viene trovato rannicchiato vicino alla porta, probabilmente – scrive il Pm – soffocato fino a perdere i sensi mentre cercava di uscire. Chi puo’ dire se in questo tentativo di fuga salvifica Manuel non abbia rimosso il chiavistello? Chi puo’ dire se i Vigili del Fuoco sfondando la porta in fiamme con una trave non abbiano fatto cedere il chiavistello?”.

 

L’ustione parziale di Valentina

“Quinta inesattezza: Manuel e’ morto interamente bruciato, lei si e’ ustionata solo parzialmente: come e’ possibile? E’ lei che lo ha aggredito! Le motivazioni di questa differenza sono banali, e non nascondo alcuna verita’: Valentina veniva da fuori ( 16 aprile, mezzanotte, nubi sparse , temperatura massima del giorno 15 gradi ) ed era vestita pesantemente: pantaloni, maglia, due felpe e giaccone di cotone, kefiah al collo. Le parti che bruciano del suo corpo dopo che Manuel le ha gettato addosso la benzina sono esattamente quelle esposte: mani e volto. Lui invece, che era in casa, e’ vestito in modo piu’ leggero : pantaloni, maglia e giubbotto jeans, e soprattutto viene investito da una fiammata piu’ intensa, sia nel caso che sia cosparso lui di benzina per suicidarsi, sia nel caso che gli sia esploso addosso il contenitore che aveva in mano. Se le cose fossero andate diversamente, come sostengono i difensori di Manuel, se fosse stata Valentina ad essere tradita dal ritorno di fiamma perché il contenitore dovrebbe essere vicino a Manuel? Perche’ indosserebbe lui i guanti? Come avrebbe fatto il semplice ritorno di fiamma a bruciare cosi’ tanto Valentina? Se il contenitore fosse esploso in mano a lei le sue condizioni sarebbero peggiori, se lo avesse gia’ lasciato a terra vicino a Manuel le sue ustioni per il ritorno di fiamma sarebbero infinitamente minori”.

La dipendenza da psicofarmaci

“Sesta inesattezza: Manuel non faceva uso di psicofarmaci. Assolutamente falso. Agli atti esistono le deposizioni di ben due medici che raccontano di come Manuel si fosse rivolto a loro per ottenere le prescrizioni, e di come avesse ammesso con loro di farne un uso eccessivo e smodato. Tant’e’ che uno dei due aveva proposto a Manuel un percorso terapeutico per diminuire i dosaggi. E la stessa madre di Manuel aveva discusso con il medico i percorsi per poter aiutare il figlio: la famiglia di Manuel sapeva quindi benissimo dei problemi del figlio e della sua dipendenza dai farmaci. Del resto Manuel per quel suo problema coi farmaci era gia’ finito nei guai piu’ volte: aggressione ai Carabinieri e pena ridotta proprio per il suo stato confusionale legato all’abuso, e violazione di domicilio di varie abitazioni a Carbonia.

 

A proposito, com’e’ che Manuel prova ad entrare di nascosto, introducendosi da una finestra, in casa di Valentina, se non la perseguitava? Persecuzioni che sono certificate anche da altri testimoni, non solo familiari, l’ultima delle quali e’ proprio del datore di lavoro di Valentina che non a caso si offre di accompagnarla la sera del dell’aggressione, perché ha assistito alle continue telefonate di Manuel e a una scenata che Manuel ha fatto proprio nel suo locale presentandosi all’improvviso inveendo contro Valentina”. 

L’incontro del 17 Aprile 

Settima inesattezza: che poi altro non e’ che – ancora una volta – un’omissione. E’ Manuel ad attirare Valentina in un agguato premeditato. E premeditato da tempo, cioè da quando le chiede di fare i documenti per trasferire la residenza a Bacu Abis perché lui possa scontarvi i domiciliari. Le dice che ha bisogno dei documenti subito perché il suo avvocato passerà il giorno dopo a ritirarli. E’ per quello che Valentina quella sera va da lui, lo racconta al titolare del bar che assiste alla chiamata e alla sorella che non l’accompagna. Ma quella di Manuel e’ una bugia: lui ha già portato buona parte dei documenti al suo legale, e comunque non deve vederlo prima di 3/4 giorni, come ha raccontato lo stesso avvocato. E’ Manuel che tende un agguato. Non a caso anche di questo aspetto i difensori ad oltranza, come dei guanti, non parlano mai”. 

LE LETTERE DI VALENTINA

” Chiariamo il primo punto: non si tratta di lettere, e’ una menzogna. Ma di pagine di un diario personale di Valentina che la madre di Manuel le ha sottratto e che e’ stato poi a lei sequestrato dall’autorita’ giudiziaria con divieto di ulteriori pubblicazioni. Un diario scritto tra il 2004 e il 2005, cioe’ SEI ANNI PRIMA dell’aggressione, quando lei aveva piu’ o meno 22 anni. Si tratta intanto del periodo in cui Valentina era Germania e di quello poi successivo, nel primo il suo rapporto con Manuel e’ ricco di contrasti, lui la corteggia, lei e’ fidanzata con un altro, lo respinge ma e’ attirata, poi al ritorno si fidanzano. E’ un diario pieno di pensieri personali, di testi di canzoni, di dubbi e sentimenti alterni, di considerazioni esistenzali. Parti di quel diario sono state estrapolate e rese pubbliche fuori dal contesto in cui erano state scritte, utilizzate ad arte per avvalorare i sentimenti “malati” di Valentina. Una manipolazione riconosciuta, ripeto, da una sentenza di tribunale che ha sanzionato chi l’ha compiuta. Una manipolazione di frasi scritte da una ragazza di 22 anni 6 anni prima dei fatti con cui vengono messe in correlazione. Se dovessi riaprire io i miei diari di quando avevo 22 anni, potrei essere accusato di ogni cosa, prendendo frasi qua e la.
Credo onestamente che questa operazione si commenti da sola. 

“Ultime considerazioni sulla notte del crimine: Valentina nei suoi racconti e’ confusa e talvolta contraddittoria. Ricorda Manuel vicino a lei nella stanza, e invece e’ piu’ lontano. Ricorda una porta della stanza chiusa, che invece era aperta, ricorda un annaffiatoio verde, e invece e’ un secchio rosso. Non ricorda i guanti di Manuel, che invece ci sono. Ma stiamo parlando di flash di ricordi di fatti avvenuti prima nell’arco di pochi secondi – l’aggressione – e poi mentre lei stava bruciando. Credo che della confusione sia quantomeno giustificabile. 

C’e’ però una particolare molto importante e giudicato determinante da chi ha indagato: Valentina viene interrogata sulla barella mentre sta per essere caricata in ambulanza, parliamo della testimonianza di una donna che nei 20 minuti precedenti era in fiamme. E la versione che lei fornisce in quegli istanti e la stessa che fornira’ poi negli interrogatori seguenti. Se davvero fosse stata lei ad aggredire Manuel finendo poi bruciata per errore, si sarebbe costruita una versione di comodo mentre bruciava? Pensiamo davvero che in quei terribili minuti abbia riflettuto su come “aggiustare ” il suo errore fornendo una versione che convincesse i Carabinieri?”.
Valentina peraltro sarebbe davvero la piu’ maldestra e stupida degli aggressori: quella sera avrebbe organizzato di uccidere Manuel per liberarsene. E come avrebbe organizzato questo delitto? Avrebbe fatto sapere a sua sorella e al suo datore di lavoro che stava andando sul luogo del delitto, avrebbe parcheggiato la sua auto, lasciandola aperta coi suoi documenti in bella vista sotto casa dell’uomo che stava per uccidere. Sarebbe salita in casa portandosi una bacinella rossa piena di benzina senza rovesciarla sulle scale o sui suoi pataloni e sarebbe entrata nell’appartamento senza che Manuel si insospettisse per quella strana bacinella piena di benzina che la moglie introduceva in casa. Poi lo avrebbe convinto a infilarsi dei guanti di gomma. Poi – senza stordirlo perche’ come dimostrato non c’e’ traccia della famosa ferita al cranio- lo avrebbe cosparso interamente di benzina e gli avrebbe dato fuoco. Ma sarebbe a sua volta bruciata, non si capisce bene perche’ dato che il contenitore non le e’ esploso in mano, e nessuno l’aveva cosparsa di benzina, e un ritorno di fiamma non giustifica le sue ustioni. Ma poi c’e’ una domanda fondamentale: se fosse anche riuscita a uccidere il solo Manuel, come avrebbe giustificato quella morte, dato che tutti sapevano che andava a casa sua? Non sarebbe stato piu’ semplice accoltellarlo anche 30 volte raccontando di essere stata aggredita per l’ennesima volta? Oppure voleva uccidersi anche lei? Fosse stata questa la sua intenzione, perche’ rovesciare praticamente la maggior parte della benzina su Manuel e tenerne per se’ stessa cosi’ poca ?>>

“Ho scritto questo lunghissimo post, scusatemi,- afferma in conclusione Fabio Lombardi- per cercare di fare chiarezza su alcuni punti di questa vicenda, e perche’ non posso accettare che venga messo in discussione il lavoro mio e di tutta la redazione e la squadra di lavoro di una trasmissione, IL TERZO INDIZIO, che puo’ piacere o meno, ma che e’ realizzata con la massima professionalità e attenzione.  Se un giorno un giudice stabilira’ una verita’ diversa da quella stabilita dalle sentenze attuali, la racconteremo con la stessa chiarezza e onesta’. Ma ad oggi Manuel resta l’aggressore e Valentina la vittima. Senza alcun dubbio, hanno sancito i giudici. Personalmente poi credo che chiunque abbia ascoltato le parole di Valentina non possa avere dubbi sul fatto che sia stata vittima di un tentativo di femminicidio,e prima ancora di una terribile violenza di genere”.

 


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