Cinque mesi da un ospedale all’altro, con condizioni di salute sempre più gravi e una famiglia che non riesce a seguirlo, a casa, dopo i vari ricoveri ed interventi. Emilio Garau, 76enne di Assemini, si trova ricoverato da qualche settimana al Policlinico di Monserrato, ma il suo calvario, raccontato dal figlio Mauro, inizia a settembre. L’odissea parte da una crisi respiratoria, in mezzo ci sono cannule di misure sbagliate e una difficoltà a poter essere nutrito. Il figlio ha scritto una lunga e dettagliata email all’Azienda ospedaliero universitaria. Con i medici che replicano spiegando di aver seguito tutti i protocolli e di aver sempre fornito i giusti presídi medici all’anziano. Ecco, di seguito, l’email spedita da Garau e la replica dell’ospedale.
“A causa di un calo di pressione, il 5 settembre 2021 abbiamo deciso, vista anche l’insufficienza respiratoria e la saturazione, di chiamare il 118. Da quel momento mio padre inizia un percorso di ricovero ,ma non essendoci posti letto anche negli ospedali limitrofi per motivi reparti impegnati da covid viene trasferito al Cto di Iglesias. Dopo circa un mese di terapia intensiva inizia una ripresa , seguito dai medici che con cura si sono impegnati tanto da portare in un quadro clinico sufficiente a stabilizzare mio padre. Dopo 2 mesi, il 6 novembre 2021 viene trasferito per una riabilitazione in clinica al San Salvatore di Cagliari, ma purtroppo tutto ciò non accade. Anzi, invece di migliorare tramite la stessa riabilitazione, iniziamo a vedere una situazione di cui non ci aspettavamo. Termina un mese, rapidamente, e siamo arrivati a 3 mesi, con un peggioramento che non ci è stato comunicato. Papà viene trasferito ai primi di dicembre 2021 presso l’Rsa del Marganai di Iglesias, struttura purtroppo non compatibile per poter iniziare il percorso riabilitativo. Subentra un nuovo problema di cui viene trasferito nuovamente in ospedale stavolta al Sirai di Carbonia per una colecistite .Dopo alcuni giorni all’ospedale il 20 dicembre 2021 decido di farlo dimettere e poter attivare il sistema domiciliare Adi. Dopo due giorni occorre eseguire una sostituzione di una cannula trachestomica , il 23 dicembre decidiamo di chiamare il 118 a causa della rottura della cuffia della cannula stessa per un periodo prolungato oltre il tempo previsto”. Garau viene portato dal 118 all’ospedale: “Il 23 dicembre lo dimettono ma con una cannula tracheostomica diversa da quella precedente. Richiamiamo il 118 a causa della misura insufficiente per poter respirare come prima e gestire il suo supporto. Papà
riparte per il pronto soccorso del Policlinico, stava andando in desaturazione a causa della misura insufficiente monitorata tramite l’ausilio degli strumenti da noi acquistati. Si rifiutano di sostituirla, il giorno dopo trovo mio padre con un vassoio di cibo non omogeneizzato e non consigliato dalla logopedista, ma cibo convenzionale che fuoriusciva dalla cannula. Il 25 dicembre ritorno e vedo mio padre con una tracheostomia sporca di cibo, con seri rischi d’infezione. Nei giorni successivi riscontra un batterio tipico da ospedale, il ‘klubsiella’, e richiedono la cura antibiotica. Il suo percorso va in peggioramento senza, ancora a distanza di 10 giorni di cura antibiotica, poter avere notizie dall’otorino. L’otto gennaio comunico con un medico che mi riferisce ancora dei peggioramenti, senza confermare ancora una volta che quanto è accaduto è gravissimo”. Mauro Garau termina la lunga email con due domande secche: “Perché è stata sostituita la cannula tracheostomica” e perche non c’è stata “comunicazione sul monitoraggio respiratorio?”.
Dal Policlinico di Monserrato replicano: “La misura della cannula la decidono i dottori, non i parenti. Per quanto riguarda la possibilità di visitarlo, ci sono i protocolli da dover seguire legati all’emergenza Covid, ma comunque sarà possibile, per i parenti, poterlo vedere già nei prossimi giorni. Stiamo seguendo e curando il paziente con la massima attenzione e professionalità”.