Le urla e il tentativo di suicidio: storie disperate al Municipio

C.G, 32 anni, è stato affidato ai sanitari del 118. Chiedeva gli aiuti economici relativi alla legge 20, dedicata a chi è affetto da malattie mentali. Alcuni mesi fa, la protesta di un padre senza una casa.


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Ha minacciato di farla finita. L’ha urlato con tutte le sue forze, dicendo di “preferire morire piuttosto che continuare ad andare avanti così”. C.G, 32enne caglaritano, nella tarda mattinata ha dato vita ad una protesta disperata, salendo al terzo piano del Municipio di via Roma e minacciando il suicidio.

Chiedeva aiuti economici in base alla legge 20, dedicata a chi è affetto da malattie mentali. Un disagio economico, quindi, l’ennesimo espresso platealmente a Cagliari, dove alcuni mesi fa anche un altro cittadino aveva tentato il suicidio per ribadire i suoi diritti. Diritti negati, burocrazia a rilento. E una disperazione che lievita. Che avvolge i più deboli e coloro che meritano assistenza.

Pietro Meloni, padre disperato, l’anno scorso chiedeva un monolocale: “Non ho più un letto dove dormire – aveva detto – meglio farla finita”. Il dolore, uno spirito di “sopravvivenza” che a volte viene meno. E il tentativo del gesto estremo.

Oggi è stato il 32enne con la felpa rossa – che si vede in foto di spalle – a dare voce al suo disagio. Lunghi momenti di tensione, poi l’allarme è rientrato. Ha intanto accettato di affidarsi ai medici e i sanitari del 118  lo hanno preso in consegna e lo hanno portato nella sede del centro di igiene mentale in viale Bonaria dove l’uomo verrà curato e assistito . Se ci saranno gli estremi si deciderà successivamente se risulterà necessario il ricovero in una struttura sanitaria.