Lavorano e rischiano la vita, trasportando carichi di denaro delle banche a bordo di blindati che, però, visti anche gli ultimi assalti a fuoco, non intimoriscono i malviventi, e i loro stipendi sono bloccati da quasi nove anni. L’ultima beffa per le guardie giurate sarde, fatto che li contraddistingue dal resto dei colleghi che lavorano oltremare, è l’assenza di buoni pasto: “Un panino o un’insalata con una bottiglietta d’acqua? Devono pagarseli di tasca loro”, attacca Antonello Lecis, segretario regionale dell’Ugl. Spese, che dovrebbero essere ammortizzate o proprio eliminate grazie ai ticket, che fanno massa con tutti gli altri pagamenti e che portano molti vigilantes a “umiliarsi” andando a chiedere un aiuto economico ai genitori anziani: “La vita costa sempre di più e i lavoratori monoreddito, soprattutto, hanno a che fare con mutui da incubo e scadenza inderogabili, al punto che rischiano di avere guai col fisco e le banche”, spiega Lecis, “oltre alle evidenti difficoltà di rifornire di benzina la propria auto o scooter”. E c’è chi sarebbe costretto ad andare a piedi sino al palazzo o monumento da sorvegliare, giusto per fare un esempio.
Lecis ha scritto una lettera-sos ai suoi colleghi di Cgil, Cisl e Uil: “Va aperto un tavolo di concertazione finalizzato alla stesura di un accordo per la concessione dei buoni pasto e dei premi di produzione. Perchè nel resto d’Italia sono già diritti acquisiti e in Sardegna no? Continuiamo, purtroppo, a distinguerci in negativo”.












