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L’assessore regionale alla Sanità persevera e con una delibera prolunga di un mese (fino al 30 settembre) la campagna vaccinale coattiva contro la lingua blu.
“Un atto di imperio che non ha alcuna motivazione logica ma che mette in rilievo lo scollamento tra istituzioni e pastori, e una politica che non ha acquistato il consenso e la fiducia del comparto e perciò cerca di sottomettere anziché governare”.
Lo sostiene il consigliere regionale de La Base Gaetano Ledda che ha presentato un’interrogazione al presidente della Giunta Francesco Pigliaru in cui chiede “la revoca del provedimento e l’avvio di un nuovo metodo basato sulla collaborazione tra sistema sanitario regionale, organizzazioni di categoria e allevatori sardi”.
Il decreto del 2014 prorogato nei giorni scorsi prevede per gli allevatori che si rifiutano di vaccinare le proprie pecore la perdita degli indennizzi previsti dalla legge per i danni causati dalla malattia, e una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 258 euro ad un massimo di 1.291 euro.
Inoltre stabilisce che il sindaco, in qualità di autorità sanitaria locale, su richiesta della ASL competente debba procedere “all’emanazione di apposita ordinanza urgente, al fine dell’effettuazione coattiva della profilassi vaccinale”.
“Alcuni pastori si oppongono alla vaccinazion, rinunciando preventivamente ai risarcimenti, non per motivi velleitari ma per scelta cosciente e ponderata – ricorda il presidente regionale de La Base Efisio Arbau che come sindaco di Ollolai non ha emanato l’ordinanza richiesta dalla Asl, così come ha fatto il sindaco di Teti Laila Dearca -. Si tratta, in alcuni casi, di pastori che non avendo mai sottoposto le proprie greggi alla profilassi per la lingua blu, hanno evitato le stragi causate dal vaccino-killer, anche quello obbligatorio ed imposto con misure coercitive, e possono documentare che il proprio patrimonio zootecnico è rimasto immune dalla gravissima epizoozia”.
“Questa ulteriore proroga, che dimostra ancora una volta l’assenza di programmazione della politica sanitaria – continua Gaetano Ledda – sta alimentando il malessere nel mondo agropastorale, già ingenerato dal carattere coattivo dei provvedimenti emanati dall’assessore alla Sanità. La pastorizia sarda, memore di politiche sanitarie che hanno causato nel recente passato enormi perdite e danni irreversibili sull’intero patrimonio zootecnico regionale, ha diritto di partecipazione e condivisione nelle scelte che decidono del proprio presente e del proprio futuro; inoltre l’imposizione rivolta ai sindaci rischia di innestare un inasprimento dei rapporti tra il mondo agropastorale e le istituzioni locali, di cui il Sindaco è il primo e più diretto rappresentante e portatore degli interessi della comunità”.
“La cultura millenaria che ha consentito alla nostra isola di conservare un patrimonio zootecnico unico al mondo – chiosa Arbau – deve tornare ad essere protagonista e non più soggetto passivo e coattivo delle scelte della politica sanitaria ed agricola regionale”.