Era sfuggito al blitz dei Ros di mercoledì scorso: Paolo Sale, allevatore 44enne di Orgosolo, presunto fiancheggiatore di Graziano Mesina tanto da essere determinante nei trasferimenti durante la latitanza, si è costituito questa mattina. L’operazione “Monte Nuovo” aveva smantellato in Sardegna una presunta associazione di stampo mafioso con intrecci tra criminalità e istituzioni, tanto che in carcere sono finiti nomi eccellenti come l’ex assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia e il primario di Terapia del Dolore del Binaghi prima e del Marino poi, Tomaso Cocco, che chiamava Mesina “zio Graziano”.
Sale era finito nell’ordinanza del gip del tribunale di Cagliari, destinatario di un provvedimento agli arresti domiciliari, ma si era reso subito irreperibile. A Sale – difeso dall’avvocato Rinaldo Lai – viene attribuita una collaborazione attiva durante gli spostamenti di Mesina dal comune di Bono a quello di Desulo, il 16 settembre del 2021, “tenendo i contatti con gli appartenenti alla famiglia Gioi di Desulo, ai quali il latitante era stato affidato”.
Intanto, in attesa dei nuovi sviluppi annunciati dai carabinieri, nessuno dei difensori degli indagati finiti in carcere ha presentato istanza di scarcerazione. Nei prossimi giorni saranno completati gli interrogatori di garanzia ai quali sia Murgia che Cocco non hanno risposto: una strategia difensiva scontata, in attesa di studiare documenti e pianificare le prossime mosse.









