In questi ultimi anni il cambiamento degli stili di vita come ad esempio il bilanciamento delle calorie, il veganismo, e la “dieta del portafoglio” suggeriscono una certa moderazione nel piacevole giro di forchetta, ma la tradizione del ristorante e della buona trattoria continua a rimanere sempre viva per molti cagliaritani. Durante le feste, messi da parte i buoni propositi, il sazzagone di turno “molla gli ormeggi” e si butta nella più classica delle abbuffate. La cucina di pesce nella tradizione casteddaia fa da padrona col ricco antipasto di “burrida”, le “cocciule e cozzas a schiscionera” e l’abbondante piatto di “fregula con cocciule”. Il secondo spesso è costituito da anguille o seppie arrosto, per finire con le seadas, le pardule, e le pabassinas accompagnate da Malvasia. Da ultimo il caffè, preludio ad un giro di ammazza-caffe’.
Di frutta e verdura che fanno bene nemmeno a parlarne, e nel pieno rispetto delle normative di guida, il bicchierino di vino aiuta a rendere l’ambiente più vivace: il clima si apre alla festa, e dalla sobria chiacchierata si passa a decibel un filino più alti nei concitati racconti degli astanti, le risate esplodono all’improvviso, la battuta scherzosa è sempre dietro l’angolo perché il vinellino in certe situazioni “fa risata”, si sa, e senza esagerare serve a dimenticare le macchie sulla camicia appena comprata. Oggi i tempi sono cambiati, il telefonino immortala il susseguirsi dei piatti e scatta la foto di gruppo finale, il ricordo della serata da postare sui social.
Maurizio Savigni- pagina fb “Cagliari fotografica-tra passato e presente”