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di Antonio Meloni
Un sorriso sereno ma rassegnato quello di Antonio P., ex imprenditore edile di Quartu, finito sul lastrico a causa di una truffa da 300 mila euro. 62enne, sposato con due figli conduceva una vita agiata lavorando sodo nella sua ditta, ben avviata e con dieci operai, fondata agli inizi degli anni ’80. Non poteva sapere che quel contratto stipulato per la ristrutturazione della fabbrica di biciclette Binex di Iglesias, si sarebbe rivelato truffaldino trascinandolo nel baratro.
Antonio avvia i lavori agli inizi del 1998. Riceve il primo dei dieci assegni previsti del valore di 30 mila euro ciascuno, che tenta di incassare ma la banca lo rifiuta perché scoperto, e così il secondo. Per l’imprenditore, che nel frattempo ha chiesto un fido da 150 mila euro, necessario per l’acquisto del materiale e per pagare gli operai, inizia il declino. Nel 2001 al banco di Sardegna, dove prima secondo quanto racconta veniva considerato e riverito, gli chiudono i rubinetti e l’uomo, senza via d’uscita inizia a vendere i suoi averi, oro e quant’altro per pagare i debiti che lievitano di giorno in giorno.
Senza più un lavoro, lui e la moglie si rivolgono ai figli ed a qualche parente per acquistare i beni di prima necessità mentre la banca, nel 2008 mette all’asta il suo appartamento da 140 mila euro in via Settembrini a Quartu.
Pochi mesi fa un pensionato di Selargius si presenta alla porta, rivendicando la proprietà svenduta per appena 60 mila euro. – Se fossi un criminale – riflette Antonio – la faccenda sarebbe più digeribile: io sono invece la vittima di un raggiro. –
Ormai nullatenente, l’uomo si rivolge oggi ai servizi sociali nella speranza di risolvere se non del tutto, almeno in parte le sue condizioni di indigenza.
Intanto la Binex, gestita da imprenditori piemontesi ha subito la stessa sorte: strangolata dai debiti è fallita nel 2001 lasciando gli operai per strada e con mesi di stipendi arretrati.