Il cinema “Made in Sardegna” al Festival Internazionale del Documentario

Ritorna a Milano, per la sua quarta edizione, l’appuntamento dedicato al cinema del reale: il Festival Internazionale del Documentario “Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà”, una rassegna dedicata al cinema documentario ricca di proiezioni e incontri che dal 13 al 16 settembre animerà la città


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Ritorna a Milano, per la sua quarta edizione, l’appuntamento dedicato al cinema del reale: il Festival Internazionale del Documentario “Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà”, una rassegna dedicata al cinema documentario ricca di proiezioni e incontri che dal 13 al 16 settembre animerà la città meneghina. Il cinema “Made in Sardegna” con la Fondazione Sardegna Film Commission sarà protagonista con due film in concorso, incontri istituzionali e un progetto in sviluppo tra i 16 selezionati della sezione industry “Visioni incontra”.

Tra le opere del Festival, tredici i film documentari di autori italiani in anteprima selezionati su più di 150 titoli iscritti, tra i quali “The Wash – la lavatrice” diTomaso Mannoni “Sa Femina Accabadora – La dama della buona morte”di Fabrizio Galatea, mentre sono 16 i progetti documentari work in progress che verranno presentati al parterre di professionisti del settore per la sezione dedicata all’industry “Visioni Incontra”, tra i quali il nuovo progetto di Peter Marcias dal titolo “Made in Sardinia”.

“The Wash – La lavatrice” – diretto da Tomaso Mannoni e prodotto daPOPCult – è un documentario di denuncia con un originale sguardo contemplativo; venti minuti intensi, che immergono lo spettatore nel territorio e nella sua storia, suggerendo la denuncia e non cavalcandola. Acqua e silenzio, vita e distruzione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la NATO creò una zona di esercitazione militare su larga scala a Capo Teulada, Sardegna. É possibile che i componenti della famiglia proprietaria della lavanderia del paese si siano ammalati a causa delle sostanze tossiche presenti nelle divise militari che loro lavavano e maneggiavano ogni giorno da anni.

«Il desiderio di realizzare “The Wash” nasce da un personale incontro con i personaggi e i luoghi della vicenda narrata – racconta Mannoni – c’è qualcosa di grottesco nel fatto di essere ammazzati da divise vuote senza i soldati dentro e l’atto di filmare e raccontare questa storia è stato all’inizio molto doloroso. Il girare doveva cercare i sentimenti più profondi, le sofferenze e le loro speranze, al quale si è aggiunto un complesso lavoro di montaggio in contrappunto che intende restituire un’articolazione narrativa tra ricostruzione e paesaggi spettacolari, tra scarti e sovrapposizioni temporali».

 

Nella sezione industry del festival verrà presentato il nuovo progetto di Peter Marcias, “Made in Sardinia”, documentario in sviluppo dedicato a Enzo Favata, uno dei musicisti sardi più attivi e conosciuti nel panorama musicale italiano ed internazionale. Favata suona il sax soprano e sopranino insieme ad altri strumenti etnici a fiato soprattutto della Sardegna. La sua ricerca coniuga arcano e futuro, mediante la sperimentazione tra differenti linguaggi e culture musicali.

«Il mio viaggio con Enzo Favata è cominciato nel 2005, prima del mio debutto al cinema con “Sono Alice” di cui lui curò la colonna sonora – ricorda Marcias. Partendo dai suoni della nostra terra, la Sardegna, mi sono ritrovato catapultato in Etiopia, Brasile, Cina, Marocco, Iran, Argentina e tanti altri luoghi, ed ho sempre pensato quanto fosse importante l’incontro tra i “popoli” attraverso la musica. Conoscersi in primis, ascoltare e contaminare le melodie è una grande arma contro l’inciviltà, e “Made in Sardinia” lo certifica».

La presenza di entrambi i progetti al Festival è sostenuta dalla Fondazione Sardegna Film Commission nel programma di promozione delle opere e dei talents del cinema “Made in Sardegna”.

In concorso anche “Sa Femina Accabadora – La dama della buona morte”diretto da Fabrizio Galatea e prodotto da Zenit Arti Audiovisive, documentario che racconta della figura dell’accabadora, una donna che praticava un’antica forma di eutanasia, un atto pietoso nei confronti del moribondo, con un secco colpo di martello. Da molti considerata una figura leggendaria della tradizione sarda, si dice abbia agito fino agli anni ‘60, come raccontano i protagonisti del documentario, testimoni oculari delle gesta delle dame della buona morte. Insieme a loro, il regista attraversa i paesaggi solari della Sardegna immergendosi nelle zone d’ombra di una cultura millenaria ancora viva nel presente, che ci riporta agli eterni e attuali interrogativi sulla morte.

La realizzazione del documentario è stata sostenuta dalla Fondazione Sardegna Film Commission che ha assistito la produzione nella fase di scouting e di ricerca etnografica in Sardegna.


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