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“I ruderi del ponte ferroviario di Poggio dei Pini vanno salvaguardati” denuncia il Grig.
“La variante al piano di lottizzazione di Poggio dei Pini presentato dalla Soc. coop. Poggio dei Pini, approvata definitivamente con deliberazione Consiglio comunale Capoterra n. 38 del 17 giugno 2021, comporta la potenziale edificazione di ulteriori 92 lotti (metri quadri 95.437,85 e volumetria pari a metri cubi 72.478,94).
Se così fosse, il piano di lottizzazione giungerebbe a complessivi 975 lotti, per un’estensione complessiva pari a metri quadri 1.372.761,91 e una volumetria complessiva pari a metri cubi 1.094.338,19.
Non si tratta di un’antropizzazione trascurabile, sebbene la frazione di Capoterra – che ormai supera i 4 mila residenti – abbia una qualità della vita certamente superiore a quella di molti centri urbani di recente realizzazione, spesso poco più di quartieri-dormitorio.
E’, comunque, necessario quanto rimane delle epoche andate, fra cui i ruderi di uno dei ponti ferroviari della prima strada ferrata della Sardegna, inaugurata nel 1862 per trasportare lungo 15 chilometri di percorso a scartamento ridotto i minerali ferrosi estratti dalla Miniera di San Leone verso l’imbarcadero di Maddalena Spiaggia.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha, quindi, inoltrato una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti perché vengano individuati i ruderi del ponte ferroviario quali “bene culturale” (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), con un’adeguata fascia di rispetto sottratta all’edificazione.
Coinvolti il Ministero della Cultura, il Comune di Capoterra, la Regione autonoma della Sardegna, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari.
Il Paese che non ha memoria non ha nemmeno futuro”.