Il rilancio doveva esserci con la fine dei blocchi dei porti, a detta di qualcuno. Con le merci libere di raggiungere l’Isola, infatti, i prezzi di frutta e verdura, a detta di chi la vende, sono tornati in un “range” di normalità. Eppure, le casse dei verdurai cagliaritani sono semivuote. E rischiano di restare così per tanto altro tempo. Il boom degli asparagi venduti anche a 25 euro al chilo è solo uno dei tanti ricordi del periodo di proteste per il caro benzina. Oggi costano quasi la metà, eppure la maggior parte dei mazzetti rimane invenduta. Per non parlare di pere, mele, kiwi e funghi. Come è possibile? Stefano Sollai, titolare di due negozi di frutta e verdura a Cagliari, in piazza Repubblica e via Redipuglia, non ha dubbi: “Chi ha uno stipendio medio di 1500 euro si ritrova a dover spendere 400 euro in più al mese per la spesa, colpa degli aumenti delle materie prime come pane e pasta. È chiaro che, poi, risparmia su frutta e verdura. La crisi è continua, vendo gli asparagi a 15 euro al chilo, i kiwi tra i tre e i quattro euro, una vaschetta di fragole un euro e cinquanta e una cassetta completa dodici euro. Sono prezzi ragionevoli”, sostiene, “per non parlare dei funghi. Un chilo di cardoncelli a 12 euro, gli champignon a 3,90. C’è paura di spendere soldi, e in molti casi è proprio impossibile perchè gli stipendi finiscono prima della fine del mese. Le famiglie si stanno indebitando, tanti me lo raccontano”, confida Sollai, “la mia merce non può durare tanto. Un chilo di clementine, dopo 5 giorni, devo buttarlo. Pur di non farlo abbasso i prezzi, le svendo, ma non va sempre bene”.
Non va molto meglio nemmeno a Sergio Murgia. Dal suo negozio di via Dante snocciola un prezzo dopo l’altro: “Zucchine a 2,50 euro al chilo, carote a due euro, e sono già due prezzi scesi rispetto a qualche tempo fa. Ora i miei asparagi costano 16 euro al chilo, prima erano a venticinque perchè era la prima tranche arrivata dai campi, ed è sempre la più cara. Un chilo di kiwi costa 4 euro, chi vuole quelli neozelandesi deve pagarne dieci ma sono più buoni”. Il piatto, però, piange: “Diciamo che i clienti sono rimasti stabili, solo se posso abbasso ancora i prezzi”. E, se nelle scorse settimane gli affari erano calati anche per lui, risalire la china senza un aumento della clientela è impresa ardua. “Le mele gialle a 2,80 euro il chilo, i finocchi a 2,40 e prima costavano un euro in più. E gli spinaci a un euro e cinquanta, questo prezzo è identico a quello dell’anno scorso. Nessun aumento, spero di poter continuare così”. Difficile, vista la penuria generale di affari, ma non impossibile.











