Con la gola in fiamme, già sicuro di non avere una mononucleosi ma una grave tonsillite, arrivato al pronto soccorso, andato via perchè c’era troppa gente in attesa, ritornato il giorno dopo e aiutato, per così dire a metà, dai medici. Arriva da Sassari l’ennesima storia di sanità sarda caotica. Il protagonista, suo malgrado, è il 22enne Samuele Puddu. Oggi è a casa, dopo essere stato ricoverato per qualche giorno. Tra un mese circa, salvo sorprese, dovrà sottoporsi a un intervento delicato alle tonsille. Ecco, di seguito, il suo racconto. “La notte del 10 gennaio sono stato male, essendo recidivo di ascessi alla gola, in mattinata presto mi sono recato al pronto soccorso di Sassari dopo essere andato via la sera prima, dato l’eccessivo numero di persone e il mio scarso stato di salute, sono tornato a casa, provando a resistere il dolore, continuando la cura antibiotica iniziata la settimana prima prescritta dal mio medico di base e sperando in una ripresa. Essendo andato via la sera prima, mi è stato rimproverato il mio abbandono dell’ospedale ed è nata una discussione abbastanza importante tra me e il personale sanitario, dove non nego che probabilmente ho esagerato con i termini, dati i loro modi e le mie condizioni dove non c’erano miglioramenti dopo 5 giorni di antibiotico e cortisone. In pronto soccorso si sosteneva non avessi ascesso, in quanto il giorno prima ero stato controllato dall’otorino che mi aveva prescritto delle analisi per mononucleosi. La mattina dopo ho fatto un controllo da un altro otorino, che mi confermava di avere ciò che ero sicuro di avere, in quanto è il terzo episodio che affronto questo problema”.
“Sostenevo che dovessi andare in otorino e dovevo essere inciso, perché ormai so, conosco il mio corpo. Ho sentito una delle infermiere che diceva ‘dài, togliamoci la divisa e diamola a lui’. Sono arrivato in Otorino e mi è stato fatto tutto ciò che avevo detto prima e non solo, dovrò affrontare l’intervento per rimuovere le tonsille quindi sì, meno ironia, forse è il caso che tu tolga quella divisa. Dopo la discussione sono stato trasportato su una carrozzella da un Oss dal medico di turno negli ambulatori del pronto soccorso che, invece di controllare subito in che stato fosse la mia gola, ha pensato di rimproverarmi perché invece di camminare con le mie gambe, sono arrivato in ambulatorio aiutato, seduto su una sedia carrozzelle. Dopo avermi controllato la gola mi ha detto che mi avrebbe in otorino con queste parole: ‘Ti mando dall’otorino, a piedi però!’. Sono stato mandato in un’altra clinica, solo, al freddo, in strada, in pigiama e con una coperta portata da casa mia. Ossia, hanno lasciato andare via un paziente da un ospedale all’altro senza neanche offrire il trasporto in ambulanza. Il medico di guardia del reparto otorino ha dovuto richiamare la dottoressa del pronto soccorso per far avviare il mio ricovero, il quale la sua risposta è stata ‘addirittura?’, dato che mi ha dimesso come se tutto fosse nella norma e lasciato andare via senza nessun supporto nonostante il mio stato non era dei migliori e ripeto, in strada, in pigiama, con una coperta in mano portata da casa mia per raggiungere l’altra clinica. Nessuno merita di essere trattato così. Ecco cosa è la sanità di cui disponiamo nella nostra città”.











