“Fu omicidio, non incidente sul lavoro”: colpo di scena dopo 8 anni al processo per la morte del 24enne Antonello Mereu

La conclusione dei periti incaricati dal giudice: “Il giovane operaio è stato ucciso, le lesioni al cranio non sono compatibili con l’incidente sul lavoro, è stata un’azione violenta e volontaria di ignoti”. La morte del giovane avvenne in una cava di marmo di Orosei


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Secondo l’accusa, il titolare della società Giovanni Mele e i dipendenti Sergio Floris e Ignazio Masala avrebbero violato le normative sulla sicurezza nei cantieri, e per questo sono finiti sotto processo. Ma ora, a otto anni dai fatti, emerge un’altra verità: secondo i consulenti nominati dalla giudice Francesca Pala, a uccidere il 24enne Antonello Mereu nella cava di marmo di Orosei non fu il filo diamantato con cui tagliava i blocchi di marmo che lo colpì al cranio e lo uccise, ma una vera e propria aggressione con un oggetto appuntito, un punteruolo o forse un cacciavite.  Dunque, secondo i consulenti, il giovane sarebbe stato sorpreso alle spalle dal suo assassino, e non lo avrebbe sentito arrivare a causa del forte rumore del macchinario che stava usando. Sul risultato dei periti concordano le difese degli imputati, ma non la pm nè l’avvocato che tutela la famiglia di Mereu, Pietro Salis.

I risultati delle perizie sono stati illustrati oggi in aula, dove si celebra il processo a carico dei responsabili della ditta per omicidio colposo. Prossima udienza il 25 maggio.

 

 


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