Famiglia risucchiata dalla condotta a Portovesme, Rosa: “Attendo la verità da 26 anni”

Sono trascorsi 26 anni da quel tragico 5 agosto che strappò la vita a sei persone a Portovesme. Impossibile dimenticare questa immensa tragedia che lasciò orfani quatto bambini. Doveva essere una tranquilla e spensierata giornata al mare, come tante altre e invece, intorno alle 17, la tragedia. Rosa, allora aveva 16 anni, oggi 43: ”Sono anni che combatto per sapere cosa sia realmente accaduto noi abbiamo chiesto solo giustizia e ancora oggi non è ancora tutto chiaro”


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Sono trascorsi 26 anni da quel tragico 5 agosto che strappò la vita a sei persone a Portovesme. Impossibile dimenticare questa immensa tragedia che lasciò orfani quatto bambini; persero la vita Giorgio Smenghi, 42 anni, un operaio di San Giovanni Suergiu, la moglie, Pinella Trullo, di 34 anni di Carbonia  e tre dei sette figli: Margherita di 15 anni, Teresa di 10 e Gabriele di 6. La sesta vittima è un ragazzo di 11 anni, Mauro Salaris, di Portoscuso, amico dei figli della coppia.

Doveva essere una tranquilla e spensierata giornata al mare, come tante altre e invece, intorno alle 17, la tragedia in una spiaggetta situata alla base della diga frangiflutti del porto, dove, nei pressi, sono presenti alcuni tubi di sfiato per le acque bianche dello scalo marittimo e dell’ industria. Margherita è stata la prima a perdere la vita, risucchiata molto probabilmente da un vortice; nel vano tentativo di salvare la giovane ragazza, a uno a uno hanno perso la vita anche gli altri componenti della famiglia e l’amico dei figli. Solo un’ora dopo i soccorritori sono riusciti a recuperare i corpi ammassati uno sull’ altro in fondo al tunnel maledetto. Tutta l’isola, e non solo, si strinse ai tre figli rimasti della coppia che quel giorno non erano andati al mare. La più grande di loro, Rosa che all’epoca aveva appena 16 anni, rimase nel cuore di tutti per la sua forza d’animo, tenacia e per l’immenso amore nei confronti dei fratellini che ha tenuto stretti a se. Oggi Rosa ha 43 anni e ogni 5 agosto, per lei, è ancora il giorno più brutto della sua vita. Lo rivive con lo stesso dolore immenso di allora; gli ultimi sguardi, sorrisi e parole scambiate con la sua amata famiglia vivono immortali dentro lei. E la tanta rabbia che aveva allora, oggi è ancora, forse, ancora più viva.

“Sono anni che combatto per sapere cosa sia realmente accaduto quel maledetto 5 agosto – spiega Rosa Smenghi – noi abbiamo chiesto solo giustizia e ancora oggi non è ancora tutto chiaro”. Un ricordo commovente è rivolto ai suoi genitori. “Non vi sono abbastanza parole per descrivere quanto io sia grata a loro per tutto ciò che mi hanno trasmesso. Mi hanno insegnato a non arrendermi mai, a inseguire i miei sogni, a lottare sempre e comunque. I miei fratellini mi mancano tanto, compagni di giochi e di tante risate. Vorrei dire a tutti i genitori e figli di non avere paura di giocare e dormire con loro; questi sono i ricordi, quelli che durano tutta la vita. I miei genitori sono stati stupendi. Hanno sacrificato la loro vita per salvare quella dei figli e io gli vorrò per sempre bene”.


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