Procedura di esproprio per la costruzione dell’Euclide mai conclusa. Ora il Comune deve decidere: o risarcire i vecchi proprietari oppure buttare giù la scuola e spendere. In ogni caso il Comune è costretto a un esborso milionario.
Il Tar Sardegna ha accolto il ricorso presentato nel 2017 da Enzo Ballati e Roberto Cabras, patrocinati dagli avvocati Gianfranco Carboni e Mauro Montisci e ha ordinato al Comune di Cagliari di porre fine alla situazione di occupazione illegittima di un’area di loro proprietà nella zona di Is Porrus, della superficie di 3 mila 205 mq, sulla quale è stato edificato il liceo classico scientifico “Euclide”.
La vicenda nasce da una procedura di esproprio avviata nel 1998 dal Comune di Cagliari per la realizzazione di una scuola (il nuovo “Dettori), quando, l’allora sindaco aveva autorizzato il C.R.I.E.S. – Consorzio Riunite Imprese Edilizia Scolastica, all’occupazione d’urgenza, in vista dell’espropriazione, di diverse zone di “Is Porrus per la realizzazione dell’edificio scolastico, tra le quali anche quella di proprietà della società CA.BA Costruzioni in liquidazione, fissando il termine di quarantotto mesi per il compimento della procedura espropriativa.
Nonostante l’occupazione e la realizzazione dell’opera prevista (il liceo Euclide), la procedura di esproprio non è stata mai formalmente definita, perché il Comune non ha mai emesso il decreto di esproprio.
Così, in seguito all’estinzione della CA.BA. Costruzioni srl in liquidazione, i suoi soci sono succeduti nella titolarità dei beni della società tra i quali il terreno in questione. E gli ex soci nel 2017 hanno proposto ricorso davanti al Tar Sardegna per ottenere il pagamento del valore dell’area o in alternativa la sua restituzione (previa sua rimessione in pristino), oltre il risarcimento dei danni (compresi quelli per l’occupazione illecita dell’area dal 26 gennaio 1991).
Il TAR ha pertanto condannato il Comune di Cagliari ad adottare entro 60 giorni un provvedimento espresso e motivato con il quale potrà: potrà acquisire con effetto non retroattivo la proprietà del terreno sul quale sorge la scuola (laddove lo ritenga motivatamente funzionale a un interesse pubblico) pagando il danno della proprietà e quello da illegittima privazione del possesso per il periodo di occupazione illegittima sulla base dei valori di mercato.
Oppure, in alternativa, non acquisire la proprietà del fondo (se non lo ritiene funzionale al pubblico interesse attuale) e restituirlo ai proprietari. Ma non prima di averlo riportato alle condizioni originarie (dovrebbe cioè demolire la scuola), nonché alla liquidazione del solo danno da illegittima privazione del possesso, in una somma pari al 5% annuo del valore dell’area, dalla data di occupazione fino alla restituzione, oltre a rivalutazione e interessi legali.
“Qualsiasi sarà la decisione che adotterà il Comune di Cagliari è certo che le casse comunali dovranno sostenere esborsi milionari”, spiegano gli avvocati Carboni e Montisci.











