In molti casi sarebbe sufficiente sollevare di poco la maglia, restare fermi, attendere 30 minuti circa per aver i documenti e, poi, salutare e ringraziare. Invece no: in Sardegna ci sono ritardi anche per quanto riguarda le ecografie. Si salvano quelle urgenti, cioè da eseguirsi entro dieci giorni, per le future mamme, già seguite in questo o quell’ospedale. Ma se una donna ha necessità differenti da una verifica perchè è in dolce attesa o se si tratta di un uomo con dolori al petto o ad altre parti del corpo, l’unica alternativa rispetto a settimane di sofferenza è quella di rivolgersi ad un centro privato. E se non c’è la mutua sono salassi, veri e propri. Tra Cagliari e hinterland c’è chi arriva anche a chiedere 170 euro. Non certo centesimi o pochi euro. E i privati, sottovoce, ringraziano perchè gli affari vanno bene. Tanto che è un’impresa titanica trovare posto in privato in pochi giorni, a volte il primo spazio libero nelle agende è a più di un mese dalla telefonata del paziente.
Oltre ottanta giorni (84, per l’esattezza) pe fare un’ecografia bilaterale della mammella, per esempio. E nessuno protesta: chi può paga e viene così servito e riverito dal laboratorio privato di turno. O così o l’alternativa è quella di continuare a ingrassare senza spendere tempo a rinfreschi a metà mattina al lavoro o, peggio ancora, sbevazzare un po’ in allegria tra amici per dimenticare le paghe, tanto miseri quanto in molte occasioni arrivate in ritardo.











