Al centro della polemica soprattutto il contesto “se non è fascismo nel senso ideologico del termine, certamente lo è nei modi e nell’etica: vi è uso della forza, culto del potere, eliminazione del dissenso, intimidazione degli avversari, disprezzo delle regole e dei cittadini. Contro ogni forma di autoritarismo e per la dignità democratica dell’assemblea e della cittadinanza”.
La maggioranza presieduta dal sindaco Gabriele Littera ribatte: “Il termine “fascismo” ha un preciso significato storico e giuridico, legato a un periodo di grave violazione dei diritti umani e delle libertà democratiche. L’utilizzo improprio di tale termine in un contesto istituzionale non solo svilisce la memoria storica, ma rischia di alimentare un clima di tensione e scontro che non giova al dibattito politico”. Scontro aperto tra le parti politiche del paese che a suon di parole dentro e fuori dall’aula confermano un clima di tensione sempre aperto. Nuova polemica pungente presentata da Pahler che scrive una lettera ai cittadini: “A Serramanna, nell’ultimo anno, stiamo assistendo a una preoccupante deriva autoritaria all’interno dell’amministrazione comunale. Comportamenti e atteggiamenti che tradiscono i principi basilari della convivenza democratica e del rispetto delle istituzioni si ripetono con allarmante frequenza. È nostro dovere, come cittadini consapevoli e partecipi, rompere il silenzio e denunciare ciò che sta accadendo.
Nel Consiglio comunale, luogo per eccellenza del dibattito democratico, viene negato sistematicamente il diritto di parola ai consiglieri dell’opposizione. La facoltà di intervenire sembra concessa solo a chi è gradito al Presidente del Consiglio. Il regolamento e il rispetto delle opinioni divergenti sono calpestati con arroganza e prepotenza.
Non solo. Abbiamo assistito a gesti e parole gravissime: un Presidente del Consiglio che minaccia fisicamente un consigliere dicendogli “ti aspetto giù quando finiamo”, e che si alza avvicinandosi ai consiglieri con intento minaccioso. Ancora più allarmante è stato, durante l’ultimo Consiglio comunale, l’atteggiamento della vicesindaca, che ha incitato la folla presente con gesti e parole provocatorie, contribuendo a creare un clima di ostilità e tensione. Il sindaco, infine, non risponde sistematicamente alle richieste avanzate in aula, ignorando domande legittime che mirano ad avere maggiori approfondimenti e dettagli su decisioni amministrative di rilievo.
Nel frattempo, le decisioni che incidono sulla vita del paese vengono apprese dai media e soprattutto dai social, che non rappresentano affatto la reale situazione interna e si limitano a dipingere un’immagine del paese completamente distante dalla realtà, offrendo una narrazione rassicurante e manipolatoria, lontana dai problemi concreti che i cittadini affrontano ogni giorno. Si assiste così a una palese manipolazione dell’informazione, funzionale a coprire le criticità amministrative e a marginalizzare chi solleva domande scomode.
I cittadini che chiedono chiarimenti ricevono risposte strafottenti o, peggio, nessuna risposta. Gli uffici comunali sono paralizzati da conflitti interni e l’interesse pubblico sembra essere messo da parte in favore di contributi mirati e logiche clientelari.
Tutto questo non è politica. Non è amministrazione. Non è confronto. È abuso di potere. È disprezzo per la democrazia. È comportamento autoritario e arrogante che richiama, nei toni e nelle modalità, pratiche che la storia ci ha insegnato a riconoscere e a rifiutare. Se non è fascismo nel senso ideologico del termine, certamente lo è nei modi e nell’etica: vi è uso della forza, culto del potere, eliminazione del dissenso, intimidazione degli avversari, disprezzo delle regole e dei cittadini.
È tempo che questa comunità si interroghi. È tempo che si apra un dibattito pubblico, civile, non su simpatie o antipatie personali, ma sui valori fondamentali che tengono in piedi una democrazia: rispetto, trasparenza, ascolto, legalità.
Ai cittadini chiediamo attenzione. Ai consiglieri, responsabilità. A chi governa, un passo indietro o un radicale cambio di atteggiamento.
Serramanna merita di più. Merita dignità, voce, e futuro”.
Pronta la risposta di Littera e del suo gruppo che, dopo aver elencato principi e doveri della Costituzione inerenti al caso afferma: “Alla luce di questi principi, riteniamo inaccettabile quanto accaduto nella seduta del Consiglio Comunale del 27 febbraio scorso, durante la quale uno dei consiglieri del gruppo “Serramanna Futura”, ha più volte rivolto al Presidente del Consiglio l’accusa di essere un “fascista”.
Il termine “fascismo” ha un preciso significato storico e giuridico, legato a un periodo di grave violazione dei diritti umani e delle libertà democratiche. L’utilizzo improprio di tale termine in un contesto istituzionale non solo svilisce la memoria storica, ma rischia di alimentare un clima di tensione e scontro che non giova al dibattito politico.
Riteniamo che il confronto tra le diverse posizioni politiche debba avvenire nel rispetto delle persone e delle istituzioni, senza ricorrere a etichette infondate che non fanno altro che alimentare divisioni.
Per questi motivi, chiediamo formalmente che il consigliere presenti le sue scuse formali per le dichiarazioni rese;
Ribadiamo con fermezza il nostro impegno per i valori democratici, il rispetto delle istituzioni e un confronto politico basato sul dialogo costruttivo. Il Consiglio Comunale deve essere un luogo di dibattito serio e rispettoso, nel quale si affrontano i problemi della comunità con responsabilità e senso delle istituzioni.
Confidiamo che il consigliere in questione voglia chiarire le sue affermazioni e porgere le dovute scuse. Auspichiamo inoltre che tutti i gruppi consiliari vogliano prendere le distanze da dichiarazioni che non rispecchiano i valori democratici di questa istituzione.
Ringraziamo il Presidente del Consiglio e tutti i Consiglieri per l’attenzione e rinnoviamo la nostra disponibilità a un confronto rispettoso e costruttivo, nell’interesse della nostra comunità”.