Di Maio molla i 5 Stelle, ingloriosa fine di una storia che tradisce se stessa  

La creatura più politicamente riuscita nella provetta delle ambizioni di governo di Beppe Grillo sfascia tutto e pensa a costruire la sua carriera: per evitare di non potersi ricandidare dopo i due mandati preferisce dare il colpo mortale a quel che resta dei 5 Stelle piuttosto che rinunciare a poltrone e carriera. Dall’altra parte, Conte prova a salvare una barca che non sta più a galla. Di Battista, il rivale di sempre del ministro degli Esteri: “Un ignobile tradimento”


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Luigi Di Maio, il ministro ed ex vicepremier dalla carriera fulminante, la creatura più politicamente riuscita nella provetta delle ambizioni di governo di Beppe Grillo, l’enfant prodige pentastellato portato alle vette del potere dal Movimento 5 Stelle, saluta e se ne va. Basta conflitti, basta scontri, basta soprattutto Conte e i noiosissimi puristi e chi rivendica la fedeltà ai principi stessi su cui il Movimento è nato. L’arte di mollare la barca mentre affonda è pratica diffusa, e i grillini eccome se stanno affondando, imbarcando acqua a ogni ormai faticosa remata nel mare che volevano prosciugare e da cui sono stati risucchiati.

Ex premier e ministro degli Esteri, carriera sfolgorante e ascesa inarrestabile, pupillo di Beppe Grillo finché non gli ha sfilato il giochino per consegnarlo a Conte, determinato e inossidabile, impermeabile a qualunque insulto sul suo passato da bibitaro nei cinema e sul suo presente poco acculturato, Di Maio è andato avanti come un treno fino a conquistare l’ambita poltrona da cui a schiodarsi ora non ci pensa proprio. Entrati in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno nel nome del popolo sovrano e della giustizia e delle parità e dei diritti universali, in quella scatoletta i pentastellati guidati da di Maio si sono acclimatati e accomodati, capendo ben presto quanto i privilegi della casta rendano più facile la vita.

E così Di Maio, ufficialmente trasnfugo per le posizioni troppo filogovernative sulla guerra in Ucraina, in realtà se ne va per evitare il fastidioso impiccio di dover contrastare il limite dei due mandati, e dunque di non potersi ricandidare. Ma scherziamo. Prima che sia troppo tardi e cogliendo la palla al balzo, ha raccolto le firme e ideato il nuovo gruppo parlamentare “Insieme per il futuro”, tradendo persino nel nome l’intenzione di allungare la propria politica sopravvivenza.

Dall’altra parte il povero Conte, inadeguato e confuso, fa quel che può ma poco può, perché la verità è che il Movimento è finito, seppellito dai numeri impietosi che l’hanno fatto precipitare dal 32 al 3% in tre anni.

Beppe Grillo prova a dire la sua, non si sa bene con quale obiettivo. “Chi non crede nelle regole lo dica” scrive sul suo blog. Senza citare mai espressamente né Conte né Di Maio, Grillo sembra però difendere il presidente del Movimento: “La luce del sole è il miglior disinfettante – scrive il fondatore del partito, improvvisandosi santone – Luce sia, dunque, sulle nostre ferite, sulla palude e sull’oscurità. Qualcuno non crede più nelle regole del gioco? Che lo dica con coraggio e senza espedienti. Deponga le armi di distrazione di massa e parli con onestà”.

Il più lucido è come al solito Di Battista, che aveva mollato il Movimento quando aveva acconsentito alla grande ammucchiata governativa. Due parole due per liquidare il suo rivale di sempre: “Ignobile tradimento”.

Ma si sa, il potere logora chi non ce l’ha.