Conte nega il lockdown in tutta Italia. Mentre Solinas nello stesso giorno in controtendenza solleva l’ipotesi di 15 giorni di chiusura delle attività principali e di porti e aeroporti, in caso di aumento dei contagi. Regione e Governo ancora in direzione opposta. Nel pomeriggio il primo ministro al Senato ha parlato di politiche messe in atto che gli consentono oggi “di evitare chiusure generalizzate e diffuse su tutto il territorio nazionale, di pervenire all’arresto dell’attività produttiva e lavorativa, alla chiusura delle scuole e degli uffici pubblici.
La strategia”, ha aggiunto, “per contrastare questa seconda ondata di contagio non può essere la stessa adottata in primavera, anche per le conoscenze acquisite in questi mesi, per le prassi virtuose che fanno parte della nostra esperienza quotidiana. L’Italia è oggi in una situazione diversa rispetto a quella del mese di marzo”.
Consente invece alle Regioni misure più stringenti. “A livello regionale, tuttavia”, aggiunge Conte, “bisogna mantenersi pronti a intervenire…per modulare in senso più restrittivo se necessario le misure, qualora, in base alla progressione del virus, si verifichino situazioni di particolare criticità in specifiche aree della regione.
La Regione, infatti”, ha aggiunto il premier, “per contrastare la maggiore diffusione del contagio, può introdurre misure ulteriori rispetto a quelle disposte a livello nazionale dai Dpcm, in conformità ai criteri previsti dai provvedimenti del Governo e comunque d’intesa con il Ministro della Salute”.
E sempre oggi Solinas ha annunciato l’intenzione di istituire uno stop & go di 15 giorni in caso di aumento dei contagi attribuendo la responsabilità ai “troppi” che “hanno abbassato la guardia e stanno sottovalutando la portata del fenomeno tanto che il semplice appello al buon senso ed alla responsabilità nell’osservanza delle buone pratiche (distanziamento personale, divieto di assembramento, igiene delle mani) sembrano non essere sufficienti”.











