Colle San Michele, edifici alla Soprintendenza: “Mattoni legittimi”?

Dopo lo scandalo lanciato in esclusiva dal nostro giornale, sui locali del Comune di Cagliari e dati a suo tempo in comodato d’uso alla Soprintendenza di Cagliari, le polemiche sulla decisione di “blindare” i due edifici: inutilizzati, vandalizzati da tempo e mai sorvegliati, perchè non assegnarli alle associazioni che operano in città?


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Castello di San Michele, edifici pubblici di proprietà del Comune e dati, a suo tempo, in comodato d’uso alla Soprintendenza di Cagliari. Nessuno ha saputo gestirli, utilizzarli, sorvegliarli: oggi sono uno sperpero pubblico incredibile, vandalizzati, distrutti arredi e quant’altro vi fosse all’interno. La decisione della Soprintendenza di Cagliari (dopo la nostra ennesima denuncia e a seguito anche del servizio di Cristian Cocco – Striscia La Notizia), di “blindarli” con tanto di mattoni e cemento. Decisione che in città sta suscitando polemiche infuocate: perché non dare quei locali alle associazioni che ne hanno bisogno? Riceviamo e pubblichiamo. (Redazione)

“Leggo con stupore ma anche con una certa attenzione il servizio da voi curato su certi lavori di natura edilizia che si stanno eseguendo negli edifici del Castello San Michele, a Cagliari, dati dal Comune in comodato d’uso alla Soprintendenza. Non essendo possibile rilevare la tipologia dei lavori in esecuzione, chi li ha autorizzati e chi li sta eseguendo, ci poniamo una domanda, che “giriamo”, come si suol dire, ai competenti uffici comunali : c’è un a concessione edilizia, una qualche autorizzazione, ai sensi e per gli effetti delle  norme urbanistiche e del regolamento edilizio vigenti anche nel Comune di Cagliari? C’è una regolare istanza, progetto e documentazione allegata e obbligatoria per legge, fosse anche della stessa Soprintendenza, deputata oltretutto alla vigilanza, che è anche di competenza dell’Amministrazione comunale? Come cittadino, ma con me tanti altri cagliaritani, sarei curioso di poter leggere una risposta chiarificatrice. Mi auguro che qualcuno legga e abbia il coraggio di darla”. 

Marcello Roberto Marchi