“Accordi non rispettati, così non firmiamo”. Domani dovrebbe “riaprire” l’Italia ma nel cuore della notte tra sabato e domenica va in scena una video conferenza dai toni quasi drammatici: “Troppi cavilli, qui l’Italia rischia di affondare”, i governatori sostengono clamorosamente che le condizioni sono pesanti, che così non si può riaprire. Anche la Sardegna con Solinas col fiato sospeso. Conte e i governatori riuniti d’urgenza, nella notte della tensione. Giovanni Toti, governatore della Liguria che aveva promosso il vero accordo iniziale, attacca all’una del mattino su Fb: “Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle Regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il Premier Conte e il Ministro Boccia. Il Decreto del Presidente del Consiglio che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrisponde all’accordo politico raggiunto ieri. Le linee guida per la riapertura delle attività commerciali, concordate con le categorie, devono essere chiaramente recepite. Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Sennò troppi pareri tecnici e troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente. Noi non ci stiamo!”
Ma cosa sta succedendo davvero? Il sospetto delle Regioni è che il comitato tecnico scientifico abbia convinto il governo a mettere dei vincoli troppo rigidi nel nuovo decreto della fase due. E che il decreto non raccolga dunque quasi per niente le volontà delle Regioni: la paura, sin troppo evidente, è che i vincoli sulle riaperture siano poco chiari, e che non siano state accettate le condizioni messe dai governatori. Il fiato sul collo è quello di migliaia di commercianti, soprattutto baristi e ristoratori, al bivio perfetto tra virus e povertà. Che sono piazzati esattamente lì, in mezzo a quel metro di distanza e paura, tra sussidi che non arrivano e una liquidità letteralmente congelata.
Toti aggiunge: “Caro Presidente Conte, bisogna dare molti più poteri alle Regioni! Primo, perché se fosse per questo Governo lunedì non apriremmo quasi nulla, sono state le Regioni a ottenere il via libera per la nostra economia. Secondo, perché se fosse per questo Governo i nostri negozianti, albergatori, artigiani, ristoratori, sarebbero nelle mani di qualche scienziato un po’ troppo zelante e di linee guida di chi non ha mai visto un’impresa. Se lunedì avremo regole applicabili è solo grazie alle Regioni. Se oggi il Covid è sotto controllo e quotidianamente monitorato lo si deve allo sforzo della sanità delle Regioni, non certo a un Governo ondivago che si è accorto più tardi dei territori che si doveva chiudere… e più tardi che si deve riaprire. Aggiungo, un Governo non votato da nessuno, mentre nelle Regioni i cittadini hanno votato i propri governatori. E speriamo che non si voglia, ora che tutto riapre, vietare il voto dei cittadini anche per questi. Caro Presidente, rispetto per chi ha lavorato e ha consentito anche a questo Governo di non fare altre brutte figure. Il Decreto del Presidente del Consiglio ci è arrivato alle 22.15. Questo solo per scusarsi con i tanti cittadini che aspettano di sapere cosa fare lunedì mattina, come capirete non è colpa nostra”.
Quindi il confronto, tesissimo nella notte. Si riaccendono i pc, le webcam piazzate dritte, ma i musi stavolta sono lunghi. Da una parte, per il governo, il premier Conte e il ministro Boccia. Dall’altra i governatori con le facce stanche e tesissime, da Zaia a Toti, da Bonaccini a Marsilio. E Toti si lascia sfuggire una frase che la dice lunga: “Così si rischia il caos”. Si tratta ad oltranza col favore della tenebre (questa volta davvero), per cercare un accordo ad ostacoli quanto obbligato. Conte, il grande mediatore, alla sfida più difficile: il dopo virus è un incrocio di fuoco, uno slalom con la fine. Il volto del premier diventa plastico. E a guardare, fermi ancora al palo, tutti gli italiani che lunedì devono ricominciare a lavorare. Ma incredibilmente non sanno ancora esattamente come. Perchè c’è il decreto del governo, ma le ordinanze fondamentali delle Regioni ancora no: “Conte, così non firmiamo”. Della serie: qui si fa l’Italia, o si muore. Sperando nell’alba dell’intesa. Col cuore che batte. Alla fine, vedrete, un accordo si troverà. Vedremo se sarà dalla parte dei cittadini.











